Sanremo 2020, seguito da circa 10 milioni di italiani e con uno share del 52.2% (il più alto dal 2005), è quel sole in Italia che si fa attendere ma non tramonta mai del tutto, in un Paese che, ad oggi, di luce ne ha ben poca. Inferno ed esorcismo, concretizza tutta l’italianità di cui siamo capaci, nel bene o nel male. È la pandemia italiana del momento, ciò di cui si dibatte maggiormente sui social o al bar: non basta non seguire il programma per garantirsi l’immunità. Quello che nasce come Festival musicale, diventa specchio delle anime italiane, contenitore di temi sociali. Quelli degni di nota, fino ad oggi, la violenza sulle donne, trattata dalla giornalista palestinese Rula Jebreal; il misoginismo del rapper Junior Cally; il discusso show di Achille Lauro; il discutibile discorso della Leotta sulla bellezza senza ipocrisia. Incontestabili, invece, la padronanza scenica di Fiorello, spalla di Amadeus, e la dolcezza di Tiziano Ferro, che ha emozionato insieme al ricordo di una onnipresente Mia Martini.
Consci delle innumerevoli notizie presenti sul web, relative alle classifiche, ai pronostici ed ai riassunti del Festival, abbracciamo in questa sede il pensiero del popolo italiano, un popolo che sa come farsi sentire quando l’occasione è di cotanta portata.
E mentre la misoginia sembrava il tema portante del Festival – introdotto dai preamboli che hanno visto persino Amadeus sotto accusa, commentato in maniera magistrale dalla Jebreal – chi ha conquistato il podio virtuale è stato Achille Lauro con la sua canzone “Me ne frego”, che ha interpretato una delle Storie di San Francesco, rappresentate presso la Basilica Superiore di Assisi per mano di Giotto. Il cantante, salito sul palco firmato Gucci, ha tolto il mantello nero e d’oro che lo copriva ed è rimasto con una tutina di strass poco coprente. Abbigliamento, atteggiamento e testo hanno lasciato il popolo italiano senza parole, spaccandolo in due metà che possiamo chiamare “over” ed “under”. Gli uni scandalizzati dalla poco elegante performance, frutto di un piano egocentrico ed economico ben studiato; gli altri, i giovani italiani, convinti della profondità del messaggio, lanciato da chi, coraggiosamente, ha ribaltato etichette e pregiudizi di cui, appunto, “se ne frega”.
Questo l’intento di Lauro, che approfondisce il proprio pensiero nel suo libro, sebbene il modus operandi ed il risultato di un argomento tanto delicato possano lasciare a desiderare: “come ha potuto paragonarsi a San Francesco?”, “Davvero pretende di rivendicare una dignità individuale conciato in quel modo?”. Sì, lo crede. E funziona. Funziona un po’ come funziona il nostro Festival: con colpi di scena, spaccando il popolo italiano, lasciando senza parole nel bene o nel male, facendo sì che se ne continui a parlare.