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Corruzione: patto su templi Segesta. 2 arresti, anche ispettore di polizia municipale: 4 parenti assunti da parcheggio

Redazione

Corruzione: patto su templi Segesta. 2 arresti, anche ispettore di polizia municipale: 4 parenti assunti da parcheggio

Gio, 20/02/2020 - 09:19

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Corruzione, falso, abusi e omissioni, in provincia di Trapani. Due arresti eseguiti dai carabinieri della Compagnia di Alcamo e 5 indagati nell’operazione Phimes scattata al termine di una indagine iniziata nell’agosto 2018, con al centro la societa’ che gestisce l’area adibita a parcheggio vicino al Parco Archeologico di Calatafimi Segesta. Su richiesta della procura della Repubblica di Trapani, sono stati sottoposti agli arresti domiciliari per corruzione Francesco Isca, imprenditore edile, e Salvatore Craparotta, ispettore della Polizia municipale di Calatafimi Segesta in servizio fino al dicembre 2019.

Le indagini avrebbero dimostrato l’esistenza di un patto corruttivo tra l’imprenditore e l’ispettore, il quale, sfruttando il proprio ruolo, utilizzava gli strumenti in suo possesso per agevolare l’attivita’ economica e incentivare gli introiti dalla societa’ che gestisce l’area adibita a parcheggio riconducibile all’imprenditore, multando gli automobilisti che parcheggiavano le loro auto fuori dal parcheggio a pagamento lungo la strada che conduce al tempio. Contestualmente sono stati notificati cinque informazioni di garanzia ad altrettanti indagati: tra i reati contestati, a vario titolo, anche favoreggiamento, abuso d’ufficio, omissione d’atti d’ufficio e falsita’ materiale ed ideologica in atti pubblici.

Quattro familiari dell’ex vicecomandante di Calatafimi avevano trovato lavoro nelle aziende dell’imprenditore Francesco Isca: il figlio, la moglie, la figlia e il genero. Tutti occupati nel parcheggio attivo nei pressi dell’area archeologica di Segesta. E’ questa una delle accuse dei pm di Trapani nei confronti dell’ispettore di polizia municipale Craparotta che “sfruttando il proprio ruolo” avrebbe tutelato gli affari del parcheggio di Isca a Caltafimi Segesta.

I due adesso si trovano agli arresti domiciliari, ma l’indagine riguarda altre 5 persone, tra cui l’ex sindaco Vito Sciortino. Per l’ex primo cittadino l’accusa e’ quella di aver agevolato l’iter avviato da Craparotta per far sospendere le autorizzazioni a un altro parcheggio, che ostacolava gli interessi di Isca. La figura dell’imprenditore era emersa su un altro versante, dall’indagine della Dda di Palermo sul re dell’eolico Vito Nicastri, ritenuto il prestanome di Matteo Messina Denaro e socio del faccendiere genovese coinvolto nella vicenda della presunta corruzione alla Regione Sicilia, per gli affari nel campo delle energie alternative. Ma anche dopo il blitz dell’aprile 2019, l’ex vicecomandante avrebbe continuato a favorire Isca nei suoi affari.

Il “totale asservimento” dell’ispettore Craparotta al volere dell’imprenditore Isca, spiegano gli inquirenti, sarebbe infatti, risultato essere il prezzo da pagare per l’assunzione, da parte di quest’ultimo, dei parenti piu’ stretti dell’ex vicecomandante della polizia municipale all’interno delle societa’ riconducibili a Isca operanti all’interno del parcheggio: infatti la figlia e’ socia al 50% della Segesta Green Tour srl (incaricata della gestione dell’area di parcheggio del titolare) mentre la moglie il genero sono dipendenti. Un altro figlio di Caprarotta e’ assunto presso la Nuovi Sistemi Edili srl, societa’ proprietaria del parcheggio e amministrata direttamente da Isca.

L’attivita’ di indagine, protrattasi meticolosamente per piu’ di un anno, e’ stata condotta sia con metodi classici (servizi di osservazione, pedinamenti e raccolta di informazioni) sia con attivita’ tecniche (intercettazioni telefoniche ed ambientali) oltre che con acquisizioni documentali presso gli uffici del Comune. Le informazioni di garanzia sono state inoltre notificate alla moglie dell’ispettore, Maria Craparotta, all’ex sindaco di Calatafimi Segesta Vito Sciortino, al comandante e due appartenenti alla Polizia municipale di Calatafimi Segesta – rispettivamente Giorgio Collura, l’ispettore Leonardo Accardo e l’agente Vito Accardo, per i reati di favoreggiamento, abuso d’ufficio e falsita’ materiale ed ideologica.

La moglie di Craparotta, convocata dai militari della Compagnia per essere interrogata nell’aprile 2019, ha concordato preliminarmente con il marito la versione da fornire ai militari e, successivamente, ha contattato la moglie di Isca per informarla, aiutandolo cosi’ ad eludere le indagini. L’ex sindaco Sciortino dovra’ invece rispondere di abuso d’ufficio e falsita’ materiale e ideologica, perche’ senza averne titolo (in quanto l’area archeologica, prima di diventare ente autonomo, dipendeva direttamente dal Dipartimento dei Beni culturali della Regione), imponeva alla direzione del parco archeologico di Segesta, mediante l’adozione di un atto a sua firma – informale e privo di protocollo – di non far parcheggiare veicoli al suo interno, in tal modo favorendo l’attivita’ di parcheggio di Isca. Gli altri tre componenti della Polizia Municipale di Calatafimi Segesta coinvolti saranno chiamati a rispondere, a vario titolo, di abuso d’ufficio, omissione d’atti d’ufficio e falsita’ materiale ed ideologica in atti pubblici, “condotte finalizzate ad agevolare l’attivita’ dell’azienda di Isca e a penalizzare quelle concorrenti”. Francesco Isca e’ un costruttore di Vita e coinvolto marginalmente nella recente inchiesta giudiziaria palermitana sul caso Nicastri-Arata. Sino al 2004, notano gli inquirenti, conviveva con la figlia del mafioso Leonardo Crimi, sorella del pregiudicato Salvatore Crimi, nonche’ cognata di Calogero Musso.