CALTANISSETTA – RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO. A Caltanissetta, ogni giorno vergogne su vergogne da parte di impuniti e incivili che con la scusa dei soliti 5 minuti offendono il quotidiano di centinaia di persone diversamente abili. Chi occupa indebitamente il posto di una persona che ha necessità di quel posto compie un atto di inciviltà, parcheggiando senza averne diritto su un parcheggio riservato ai titolari di contrassegno disabili.
Vetture più o meno prestigiose, delle più svariate cilindrate, ovviamente appartenenti a persone che nulla hanno in comune con il vivere civile, parcheggiano con disinvoltura nei posti riservati ai disabili. Pertanto non sarebbe sbagliato se, di tanto in tanto, i Vigili urbani facessero un “salto”. Auspichiamo un maggior senso di civiltà e invitiamo tutti a non cercare la propria comodità a discapito di chi è meno fortunato di noi. Da noi, si sa, il cartello di divieto non basta. Ci vuole l’esempio, cioè la multa!
Spero che i lettori di questa Testata possano dedicare una lettura di una riflessione al fatti sopramenzionato:
Essere felici, vivere bene, concetti che necessitano di qualcosa di irrinunciabile, di inalienabile, come il rispetto delle regole. Il buon funzionamento della nostra società si basa sulle regole e sul loro rispetto, un concetto che ritroviamo da sempre, in forme e termini diversi, ma se vogliamo in modo sempre ciclico e sempre simile.
I primi popoli, le prime società ben organizzate in città-stato, con le loro regole ad esempio: codici diversi si susseguono nel corso dei secoli, dal codice di Hammurabi al Corpus Iuris Civilis, dall’Editto di Rotari alla Costituzione dei giorni nostri. Darsi delle leggi, delle regole, si può considerare quasi una necessità. Ed è importante far capire che dietro una regola aspra e dura si nasconde la possibilità di vivere in armonia con se stessi e con gli altri, oltre ad essere liberi nel vero senso della parola. Perché la libertà non è libertinaggio, la libertà ha dei limiti, dei confini: Kant sosteneva che la libertà non è il non avere regole, ma è la determinazione di agire nel rispetto delle leggi morali conosciute. È veramente libero colui che non distrugge le regole per imporsi, colui che le rispetta e convive con gli altri, permettendo la realizzazione propria e altrui. È libero chi ha degli obiettivi e li insegue senza sosta, superando ostacoli e sollevandosi ad ogni caduta, è libero chi coltiva le proprie passioni senza aver paura dei giudizi altrui e senza cedere alle limitazioni della propria mente, che lo rinchiuderebbero in una gabbia fatta di vizi. È libero anche chi prende coscienza e accetta i propri limiti, affrontandoli e superandoli.
Il problema principale della nostra società corrotta è che l’umanità è più incline a barare, a mentire semplicemente perché “lo fanno tutti, lo fanno anche gli altri”, divenendo così copie tutte uguali. Ma questo atteggiamento è normale se lo si insegna: pensate ad un bambino, se gli si insegna a mentire, egli continuerà a farlo per tutta la vita, perché quello ha imparato e quello sa fare. Ma se gli si insegnasse il rispetto delle regole, allora cosa farebbe? “Il nostro è un mondo ormai allo sbando, non ci sono più regole. È un’anarchia!” sento spesso pronunciare la parola “ormai” e rabbrividisco: è questa che porta alla rassegnazione, che non favorisce il cambiamento. Dobbiamo cambiare, non è questa la società che vogliamo, e quest’aria di cambiamento deve essere respirata da tutti, non solo dai giovani: i giovani hanno un ruolo fondamentale, sì, ma spesso si sente dire “ragazzi, cambiate perché questo mondo ne ha bisogno”, ma non sono solo loro. Perché partire dal domani e non dall’oggi. È compito nostro rispettare le regole, semplicemente per essere cittadini del mondo. Poi, certamente accanto alle regole esistono anche le eccezioni.
Non dimentichiamo che la storia ha attraversato periodi bui (dittature, guerre, genocidi), e in quel solo caso sono state le persone che seguivano le regole a bombardare e distruggere villaggi. In questi periodi, è stata la disobbedienza ad essere civile. Perché esistono leggi giuste e ingiuste, ed è compito dell’uomo, dotato di ragione ed intelletto, valutare come comportarsi, come essere un uomo civile, e dare l’esempio a coloro che verranno. In tema di legalità, altro punto assai importante, mi piace evidenziare come la sua osservanza produca sempre effetti positivi: osservandola ognuno vivrebbe bene nella società, ci sarebbe una civile convivenza. Mi piace riprendere Camilleri, specie nella sua “teoria del motorino”: su un mezzo a due ruote ti senti libero, puoi andare ad alta velocità e sentirti volare, passare con il rosso o schivare le macchine in fila. Ma la libertà non è anarchia, e rispettare le regole (della strada e non solo) è fondamentale.
La legalità e l’illegalità non sono quindi argomenti da osservare da lontano, uno scontro tra “guardie e ladri”: il più forte non deve prevalere sul più debole, la giustizia deve “appartenere” a tutti. Ma non solo la “dura lex” nei tribunali: basta osservare un po’ più in basso, nella nostra comune vita quotidiana. E allora mi chiedo conosciamo veramente le regole? Il Dalai Lama sosteneva che “dobbiamo imparare bene le regole in modo da infrangerle nel modo giusto”. Perché questa è la base: la coscienza, il saper distinguere il legale dall’illegale. E questa distinzione va fatta, a volte, perché le leggi non devono essere per forza giuste. Ricordiamo l’esempio di Antigone che, nonostante Creonte avesse imposto la non sepoltura del fratello Polinice perché ritenuto traditore della patria, ugualmente lo seppellì, andando contro la legge civile ma non contro la legge del cuore. Ecco, questo non è definibile illegalità: bisogna conoscere per poter infrangere.
Conoscere le regole come un saggio, e saper “infrangere come un artista”, Picasso diceva. Le regole devono esistere, perché sono nella natura dell’uomo. Napoleone insegna che “chi ha voglia di rovinare gli uomini, deve solo permettere loro tutto”: le regole sono la vera libertà dell’anima. Tutto, oggi, è governato da leggi e regole indiscutibili; ricordo, a tal proposito, una citazione di Voltaire: “È molto singolare che tutta la natura, tutti i pianeti, debbano obbedire a leggi eterne e che possa esserci un piccolo animale, alto circa 5 piedi, che a dispetto di queste leggi possa agire a suo piacimento, seguendo solo il suo capriccio”. L’intera natura è regolata da leggi, l’universo è regolato da leggi, e queste permettono un’armoniosa danza tra i corpi celesti: perché un uomo minuscolo, disperso in un’oscurità immensa, non le dovrebbe avere? Perché non estendere questa armonia anche agli uomini?
Perché “ormai è illegale tutto”, e la parola “ormai” è la fine della vita, dell’universo e di tutto quanto. Non c’è quindi alcun dubbio sull’importanza delle regole, che necessitano all’uomo per vivere serenamente in una società civile, ma la conoscenza è alla base di tutto. Certo, non bisogna essere sommersi da un oceano di leggi che soffocano e “diluviano” e magari non si conoscono nemmeno, ma ne bastano poche e non pochissime, ben rispettate, perché, anche in questo caso, vale il celeberrimo detto “in medio stat virtus”! Infatti, il ruolo che un operatore di Polizia è richiamato a ricoprire tutti i giorni è fondamentale, perché deve tutelare la sicurezza della cittadinanza degli spazi pubblici delle città e del territorio di propria competenza. Nello specifico è la Polizia Municipale quale organo locale di controllo ad esser chiamata a far rispettare la legalità dai più piccoli regolamenti di polizia urbana, fino al rispetto delle norme contenute nel Codice Penale. Per poter meglio comprendere quale sono i compiti e quindi che cosa è tenuto a fare un operatore di Polizia Municipale, si deve partire dall’analizzare ciò che è previsto nella Carta Fondamentale della Nostra Repubblica: La Costituzione.
Perdonatemi lo stile molto libero, tipico dei pensieri che volano, si incrociano, si sovrappongono, ma questa, pur senza pretese, voleva essere solo una riflessione, forse senza una linea retta, attraverso cui, comunque, volevo regalare a chi legge la mia riflessione, che potesse anche offrire, a me stesso ed ai miei concittadini ulteriori spunti di riflessione su tanti temi di grande rilevanza sociale che viviamo ogni giorno, e spesso purtroppo ignoriamo per comodità o anche solo per pigrizia”
Calogero Jonathan Amato, Giurista