CALTANISSETTA – “Non ho mai scritto la tesi del figlio della dottoressa Silvana Saguto”. E’ tornato a ribadirlo il professore dell’universita’ Kore di Enna, Carmelo Provenzano, rendendo dichiarazioni spontanee nel processo sul “sistema Saguto” nei confronti di 15 imputati e che si celebra a Caltanissetta. Al centro la gestione illecita dei beni confiscati sotto la presunta regia dell’ex presidente della Sezione misure di prevenzione di Palermo, Silvana Saguto. “Nel mio ruolo di docente – ha aggiunto – ho sempre messo passione e dedicato tutto me stesso. Ho seguito e accompagnato nel loro percorso universitario e post-universitario i figli di notai, rettori, avvocati magistrati deputati, imprenditori, esponenti delle forze dell’ordine, ma anche figli di operai, bidelli, artigiani, agricoltori, disoccupati e non ho mai fatto differenze. Con loro abbiamo raggiunto insieme risultati straordinari e abbiamo vinto concorsi pubblici. Ma non ho mai abusato del mio ruolo di pubblico ufficiale. Nell’unica occasione in cui ho esaminato il giovane Caramma, nella qualita’ di commissario, non l’ho selezionato tra i vincitori della borsa di studio. Il sostegno, l’attenzione e l’aiuto dato a Emanuele, nulla hanno a che vedere con il ruolo ricoperto dalla madre”.
Ha proseguito Provenzano: “Siamo ormai giunti alle battute finali di questo processo. Non vi nascondo che, la diffusione mediatica di notizie infondate ci ha fatto preoccupare, soprattutto per i nostri figli. Benche’ io avessi (e continuo ad avere) tante cose da dire, non sono mai caduto nella tentazione di replicare. Ho deciso di stare in silenzio, di dedicarmi al mio lavoro e alla mia famiglia e ho sempre cercato di esercitare il mio diritto difesa secondo i tempi, le condizioni e i luoghi previsti dalla legge. Ho parlato solo davanti all’autorita’ giudiziaria. Ho svolto il mio ruolo di coadiutore giudiziario per un anno e mezzo prima dal dottore Roberto Nicola Santangelo e successivamente in quella coordinata dal dottore Giuseppe Rizzo”. Il docente ha assicurato di avere svolto questa attivita’ con “spirito di servizio, ma non ho mai accettato di fare l’amministrazione giudiziario e non ho mai accettato incarichi in amministrazioni giudiziarie, nonostante la stima dei magistrati e le ripetute insistenze. Ho accettato di lavorare accanto ad alcuni miei familiari perche’ pensavo che la legge me lo consentisse. Non ho mai parlato alla Saguto dei miei compensi o di quelli dei miei familiari. Abbiamo cercato di svolgere il nostro lavoro in maniera efficace e dando un valore aggiunto. La presidente mi disse del suo disappunto per la nomina di Rizzo, alla fine diedi la mia disponibilita’ ma nel ruolo di coadiutore. Dopo la nomina mi sono trovato a parlare con la stessa dei compensi del dottore Rizzo. Ne’ in quella occasione ne’ in altre mi sono proposto o ho accettato di sostituirlo. Sono rimasto coadiutore”. Ha concluso Provenzano: “Come e’ emerso dalle intercettazioni, altri parlavano della tesi di laurea, facendo intendere che io la dovessi scrivere, che la stessi scrivendo o che l’avessi scritta e altri ancora parlavano di pizzo, di incarichi accostando il loro modo negativo di vedere le cose alla mia persona. Ma io non ho scritto la tesi del figlio della dottoressa Saguto. Con mio grande stupore ho scoperto leggendo le carte processuali che tante persone parlavano di me con invidia e cattiveria senza nemmeno conoscere come stessero effettivamente le cose. Sono un professionista che ha avuto la fortuna di formarsi e di fare ricerca in una delle Universita’ piu’ importanti al mondo, la London School of Economics and Political Science e che cerca di fare tesoro ogni giorno degli insegnamenti ricevuti da un papa’ agricoltore e da una mamma sarta”. Prossima udienza il 14 gennaio.