E‘ solenne la riflessione di S. Paolo: Egli ci ha salvato per la sua misericordia che effonde sugli uomini che Egli ama. Ma la liturgia non rinunzia, nel giorno in cui celebra con gioia la nascita di Gesù, a ricordarci, con tristezza un brano del vangelo. Egli è venuto tra i suoi, ma i suoi non l’hanno accolto. Molti hanno tenuto un comportamento ostile verso Gesù vivente fino a farlo condannare, e nella storia dei cristiani ci sono stati quelli che lo rifiutano. Anche oggi: basti pensare ai tentativi di espellerlo dalle aule delle pubbliche istituzioni, di usare false ragioni per distruggere i segni affettuosi ed eloquenti, come il presepe. E ignobilmente pretendono di avallare certe idee e realtà che inneggiano che ricordano il Cristo, con la scusa di non turbare la sensibilità degli altri. Invece “gli altri” sono pronti a partecipare alle attività cristiane, a fare i protagonisti in sacre rappresentazioni, e che condannano la ostinazione di alcuni a fare guastafeste. Ma è il caso di ribadire, come dal Vangelo, che “ i suoi “ , non gli altri, che non l’hanno accolto siamo noi, proprio, i suoi. Che potremmo dedurre infatti dal comportamento dei cristiani che trascurano, sono indifferenti, non hanno alcun interesse al Vangelo e alla persona di Cristo, Preparate la via del Signore , raddrizzate i suoi sentieri. Ci interroghiamo: abbiamo fatto il “ collaudo” spirituale dei lavori spirituali in preparazione al Natale. Questo significa accogliere Gesù.