La crisi del calcio nel meridione, e in Sicilia, è purtroppo una realtà. Il Sud-Italia non investe e si allontana progressivamente dal resto del Paese.
C’è forse soltanto una cosa che, a fronte delle divisioni politiche e territoriali, continua a unire il popolo italiano: la passione per il calcio. Dal Nord al Sud della penisola, questo sport è un vero e proprio simbolo di unità nazionale, con effetti rilevanti anche sull’economia del Paese.
Il ruolo del calcio nell’economia italiana e regionale
Secondo l’Annual Review of Football Finance pubblicato da Deloitte, che ha analizzato il mercato calcistico europeo nel biennio 2017/18, la Serie A italiana rimane al passo con gli altri campionati appartenenti al cosiddetto gruppo dei “Big Five”. L’aumento dei ricavi (+8% rispetto alla stagione precedente) è da attribuirsi alle entrate derivanti dalla vendita dei biglietti per l’ingresso allo stadio (+24%) e dei diritti tv (+3%). Ma un occhio di riguardo lo merita anche il gettito erariale generato dalle scommesse sul calcio.
I dati forniti dalla nona edizione del Report Calcio della FIGC, redatto in collaborazione con AREL e PwC, parlano chiaro: dal 2006 al 2018 il contributo fiscale derivante dalle scommesse sul calcio è aumentato del 23% circa. Dei 9,1 miliardi di euro raccolti complessivamente nel 2018, di cui 211 milioni si sono riversati nelle casse dello stato, circa 6 miliardi sono stati giocati online. La popolarità dei portali di gioco in rete che operano legalmente in Italia, insomma, cresce senza sosta. Così come il numero dei provider stessi: i giocatori si affidano oggi alle recensioni di siti come gambling.com per scegliere dove giocare divertendosi in completa sicurezza, e la decisione dipende dal catalogo di giochi e dalle diverse opzioni di mercati e scommesse, ma anche il raggio di eventi coperto.
Dal conteggio è inoltre emerso che Campania (182,7 euro pro capite) e Puglia (107 euro) sono le regioni in cui si è giocato di più. Venendo alla Sicilia, qui ogni residente scommette in media 76,5 euro sul calcio, mentre per l’intera regione si parla di oltre un miliardo di euro di raccolta. E sebbene la maggior parte degli scommettitori viva nel Sud-Italia, la rappresentatività delle squadre sul territorio non rispecchia questa distribuzione.
La crisi del calcio in Sicilia e nel Sud-Italia
Sono davvero lontani i tempi d’oro del calcio nel Sud-Italia. Oggi nella massima serie del campionato italiano militano appena tre squadre da Roma in giù: il Napoli, il Lecce e il Cagliari. È impossibile dimenticarsi che, fino a poche stagioni fa, le formazioni rappresentative delle due maggiori città siciliane erano impegnate nella più prestigiosa competizione calcistica nazionale.
Catania – Il Catania, classificatosi ottavo nel campionato di Serie A 2012/13 e retrocesso nella seguente stagione, gioca oggi in Serie C. La società etnea era stata retrocessa nell’ultimo livello del calcio professionistico in seguito a una clamorosa vicenda di combine in parte ammessa dall’ex patron Pulvirenti. I rossazzurri hanno sfiorato per due volte consecutive la promozione in B, perdendo due semifinali di play-off. Le ambizioni della squadra di mister Lucarelli restano alte, ma è probabile che ci voglia del tempo per tornare a vederla calcare i manti erbosi dei più importanti stadi nazionali.
Palermo – Il club che forse meglio rappresenta la crisi del calcio isolano è quello del Palermo. La società rosanera, fallita nel 2019 a seguito di illeciti amministrativi e inadempimenti finanziari, è ripartita dal calcio dilettantistico e milita oggi per la prima volta in Serie D. Dario Mirri, neopresidente, sogna di riportare la squadra in Serie B entro tre anni, facendo leva anche sulla spinta dei tifosi e sul sentimento di appartenenza che lega la città al club.
La passione per il calcio e per la propria squadra del cuore ha certamente un grande valore. E questo sentimento, tra i tifosi dell’Isola, certo non manca. Ma per tornare a competere ad alti livelli nel calcio moderno, ci vuole anche altro. I fondi destinati all’impiantistica sono irrisori se paragonati a quelli stanziati in altre aree del Paese. Con stadi e strutture inadeguate è chiaramente impossibile attrarre giocatori e investitori che si rivelino disposti ad accettare le offerte delle società calcistiche siciliane.
In un panorama piuttosto desolante, emergono due realtà in controtendenza: Siracusa e Ragusa si sono distinte per aver investito nel recupero dei propri impianti sportivi. Qualche segnale di rinascita sembra provenire anche dal Messina, un altro club storico con alle spalle 5 partecipazioni in Serie A. È orientata verso traguardi più prestigiosi anche l’Asd Città di Caltanissetta, attualmente impegnata in Promozione. L’obiettivo del dirigente tecnico dei nisseni è quello di riunire i maggiori talenti della città in un’unica formazione, con il desiderio di crescere progressivamente a partire dall’ambito regionale.
Le squadre meridionali hanno difficoltà a raggiungere la Serie A: oggi solo il 15% delle società iscritte gioca in uno stadio a sud di Roma. Davvero troppo poco per il sistema calcio nazionale che ha ambizioni di competere con i talenti, e gli incassi, dello scenario europeo.