CALTANISSETTA – “Paolo Borsellino doveva essere sentito dalla procura di CALTANISSETTA dopo il 20 luglio del 92”. Lo ha detto il sostituto procuratore generale di Catania, Francesco Paolo Giordano, deponendo a Caltanissetta, venerdì 29 novembre, al processo sul depistaggio delle indagini successive alla strage di via d’Amelio. Ma il giorno prima, il 19 luglio, Borsellino fu ucciso insieme ad altri cinque agenti della sua scorta nella strage di via D’Amelio. Avrebbe dovuto raccontare le confidenze fattegli da Giovanni Falcone. Giordano, che nel ’92 era procuratore aggiunto a Caltanissetta, ha anche riferito che “quando Vincenzo Scarantino fece le prime accuse sul fatto che era La Barbera ad imbeccarlo non vi furono indagini fatte dall’ufficio. A quell’epoca La Barbera aveva la nostra la fiducia e la stima di tutti. Scarantino – ha detto il magistrato – era un soggetto fragile psicologicamente e aveva bisogno di un sostegno psicologico. Aveva bisogno durante gli interrogatori della presenza di magistrati che lo rassicuravano”. Inoltre, Vincenzo Scarantino “dopo aver iniziato a collaborare, subi’ pressioni dai familiari affinche’ ritrattasse”. Alla domanda del Pm Stefano Luciani sul perche’ Scarantino fosse stato sottoposto tra la fine del 94 e il 95 ad intercettazioni telefoniche mentre era in Liguria, Giordano non ha escluso che l’attivita’ di intercettazione fosse stata mirata proprio a verificare queste pressioni che Scarantino avrebbe ricevuto. Il magistrato ha anche aggiunto che all’epoca, Arnaldo La Barbera, ex capo della squadra mobile di Palermo, chiamato ad indagare sulle stragi del 92, “era ritenuto uno dei migliori poliziotti”. Prossima udienza il 9 dicembre.
Depistaggio via D’Amelio. Teste: “Borsellino doveva essere sentito da Procura di Caltanissetta il 20 luglio”
Sab, 30/11/2019 - 10:01
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