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Caltanissetta, depistaggio via D’Amelio. Pm Cardella: “Dopo strage non fu mai fatto verbale sequestro borsa Borsellino”

Redazione

Caltanissetta, depistaggio via D’Amelio. Pm Cardella: “Dopo strage non fu mai fatto verbale sequestro borsa Borsellino”

Ven, 29/11/2019 - 11:37

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CALTANISSETTA – “Subito dopo la strage Borsellino la borsa del giudice venne prelevata e portata in Questura ma non fu mai fatto un verbale del sequestro della borsa”. A rivelarlo oggi in aula è il Procuratore generale di Perugia Fausto Cardella, che nel 1992 faceva parte del pool di magistrati di Caltanissetta che indagavano sulla strage di Via D’Amelio tra cui anche Ilda Boccassini. “La collega Boccassini si rese conto subito che c’era una situazione da sanare perché non c’era un verbale di sequestro della borsa del giudice Borsellino – spiega Fausto Cardella rispondendo alle domande del Procuratore aggiunto Gabriele Paci – ricordo che lo chiedemmo all’allora dirigente della Squadra mobile Arnaldo La Barbera e lui ci disse: ‘Io me la sono trovata, onestamente non so come ci sia arrivata’. Quindi scoprimmo che non fu mai fatto un verbale di sequestro e in quel momento non ci fu una spiegazione diversa. A quel punto la Boccassini disse ‘Dobbiamo vedere subito’ e fui incaricato di andare a Palermo. Allora andai a Palermo e fu fatto questo verbale”.

“Ricordo che c’era stata una fonte che mi parlò dell’agenda – dice ancora Cardella – Era l’allora maresciallo Carmelo Canale. Ricordo benissimo, e lo collego a Canale, che se ne parlasse”. E parla di “presenze inquietanti di persone sul luogo del delitto che avrebbero potuto asportare la borsa”. “Cercammo di capire chi fosse andato sul luogo del delitto e cosa avesse preso – dice ancora Cardella – ricordo che facemmo degli accertamenti su Bruno Contrada, sentimmo delle persone, ci fu anche un commissario di Polizia che disse qualcosa su Contrada”. Poi ricorda il periodo in cui arrivò a Caltanissetta, distaccato da Perugia, per indagare sulla strage di via D’Amelio. “Era il primo novembre del 1992 – racconta – arrivai a Caltanissetta con la dottoressa Ilda Bocassini e trovammo subito una situazione di stasi investigativa. Vincenzo Scarantino era già stato arrestato sulla base di intercettazioni ambientali fatte nel carcere in cui erano Candura e un altro detenuto”. Iniziò, quindi, un rapporto con “gli organi investigativi che lavoravano sul caso Borsellino, essenzialmente la Squadra Mobile, ma c’era anche la Dia, in un secondo tempo, il reparto operativo dei carabinieri di Palermo”. Alla sbarra ci sono tre poliziotti, Mario Bo, Fabrizio Mattei e Michele Ribaudo, che facevano parte del gruppo Falcone-Borsellino, accusati di calunnia aggravata.

“Una delle ipotesi prese in considerazione” dopo la strage di via D’Amelio “era che l’agenda rossa di Paolo Borsellino potesse essere andata perduta nel momento dell’esplosione”. A spiegarlo in aula, deponendo al processo sul depistaggio sulla strage di via D’Amelio a Caltanissetta è il procuratore generale di Perugia Fausto Cardella, che nel 1992 era stato distaccato alla Procura di Caltanissetta per indagare sulla strage in cui fu ucciso Paolo Borsellino, insieme con cinque agenti della scorta “Ma -aggiunge il magistrato rispondendo alle domande del Procuratore aggiunto Gabriele Paci – sembrò tra le ipotesi quella meno plausibile”