CATANIA – E’ di 21 persone rinchiuse in carcere, 10 poste ai domiciliari e una irreperibile il bilancio del blitz antimafia dei Carabinieri del Comando Provinciale di Catania su tutto il territorio nazionale che ha permesso di disarticolare la struttura interna alla famiglia catanese di Cosa nostra Santapaola-Ercolano. I 32 sono indagati dalla direzione distrettuale antimafia poiche’ ritenuti responsabili, a vario titolo, di delitti di associazione di tipo mafioso, estorsione, intestazione fittizia di beni, traffico di stupefacenti, detenzione e porto illegale di armi. Nel corso dell’operazione, nome in codice Black Lotus, e’ stato accertato, come gia’ emerso in passato, che la famiglia catanese di Cosa nostra e’ articolata in gruppi territorialmente localizzati, a capo di ciascuno dei quali e’ posto un responsabile, tenuto a dar conto del proprio operato al reggente ‘pro tempore’ dell’intero sodalizio. Negli anni 2015 e 2016 questo ruolo e’ stato affidato a Francesco Santapaola, figlio del capomafia benedetto a Antonino Tomaselli e infine ad Alfo Ercolano. L’indagine e’ scattata nel marzo 2015 dopo la denuncia di un imprenditore vittima di un tentativo di estorsione. In particolare l’indagine ha riguardato il gruppo di ‘San Pietro Clarenza e Barriera’ e il gruppo di ‘Lineri’ operanti nei territori di Camporotondo Etneo, San Pietro Clarenza, Misterbianco e Belpasso, e sono state accertati e contestati oltre 30 episodi di estorsione, sia tentata che consumata, oltre a traffico di stupefacenti ed intestazione fittizia di societa’. L’attivita’ d’indagine, rafforzata dalle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia, ha permesso di monitorare le imprese vessate che, come in alcuni casi dimostrato, versavano importi che si aggiravano tra i tre mila e i cinque mila euro annui a cadenze periodiche. Un dato di particolare rilievo della odierna operazione e’ quello relativo alla collaborazione di oltre 15 vittime di estorsione (tentata o consumata), con abbattimento del muro di omerta’ tipico di commercianti ed imprenditori che temono la forza del vincolo associativo.