I MIEI RACCONTI BREVI
“Vieni Alfonso…vieni al Golden Tennis Club”, mi diceva, con voce affabile e suadente, quella megera della Di Simone, spalleggiata dall’abbronzatissimo Fabio Arcarese, il di lei compagno. No che non vengo cara Manuela e caro (caro inteso come abbreviazione di carogna,cit.) Fabio. L’ultima volta che il mio destino si incrociò con quello di codesti spacciatori di benessere fisico, mi ritrovai a giocare a tennis, contro un bambino di 10 anni, in corso Umberto… vada retro!!! Ho anche potuto constatare, personalmente, che succedono cose strane in tal loco, tipo trovare di sabato un gruppo (una decina) di pseudo tennisti capitanati da tre balordi: Luigi Selvaggio, Filippo Di Marco e, il più pericoloso (figuratevi che l’ho visto parlare in italiano con la sua prole…impostore!), Antonio Pace. Erano lì, che, tra un set e l’altro e sotto l’occhio vigile, ma accondiscendente, del “Presidentissimo” Roberto Arcarese, gettavano, con noncuranza, su delle braci scoppiettanti, dei nobili tagli di carne di origine bovina, suina e financo ovina. Legenda narra che fu questo manipolo di diversamente giovani ad inventare la nota e ributtante pratica dell’ “arrusti e gioca”. Con abnegazione e grande spirito di sacrificio, timidamente, mi appropinquai nei pressi della graticola ardente, dove, i sopracitati balordi, insistettero (neanche tanto) per farmi degustare la loro salsiccia e le loro stigliole (senza doppi sensi); ma, nel contempo, badando bene nel mantenermi a distanza di sicurezza dai campi di tortura, che, le belle padrone di casa, Miranda e Roberta Arcarese, chiamano amabilmente campi da gioco.
Ma la vera tragedia si sarebbe consumata nel giorno del Signore…Domenica, giorno del torneo sociale al “Golden”. Desti di buon mattino, con Denis Ippolito, avevamo già predisposto tutto nella zona ristoro degli atleti in gara. Atleti che cominciarono a giungere, alla spicciolata, alcuni ancora tra le braccia di Morfeo. In breve fu un brulicare di aitanti (si fa per dire) sportivi: dalla tennista in erba al giocatore di padel, dal giocatore di tennis con la “panza” al semplice spettatore. La nota più piacevole, senza dubbio alcuno, fu la presenza di molte signore in tenuta ginnica, con i completini colorati e le gonnelline svolazzanti.
Tra le coppie in gara, mi suscitarono particolare interesse i coniugi Bosco, incuriosito chiesi alla consorte di Bosco Marco, tale Ritalba Curatolo (mia conoscenza di liceale memoria) come mai ella si trovasse lì vestita come “Jenny la tennista”, la risposta di “Fusillo” (il nomignolo con cui veniva chiamata la signora Bosco negli anni del ginnasio) fu tanto candida quanto inequivocabile: “mio marito gioca ed io sto in campo a guardare, tanto per passare una giornata insieme, senza figli”; ma vedi tu che bizzarria! Involontariamente, Marco e Ritalba, avevano inventato una nuova categoria del tennis: il “doppio misto inutile”; anche se poi ebbero a vincere una partita, e, la “tennista superflua”, ebbe l’accortezza di telefonare a tutta Italia (e provincia) per annunciare la lieta novella.
Complice anche una splendida giornata di stampo primaverile, devo dire di aver trascorso una bellissima domenica, da incorniciare: bella gente, bella atmosfera, buon cibo, buoni cocktails, belle partite e belle risate. Bei momenti, scanditi dalla voce distorta, dal megafono, di Adriano Di Prima, che si adoperava, con eleganza, a “ricogliere” gli indisciplinati atleti, che sorseggiavano strani integratori di nome “Beck’s” e sgranocchiavano, altrettanto strane, barrette energetiche, a forma di panino con salsiccia, prima di ogni partita. Il tutto condito dal sorriso della bella Martina Granatelli (“ma nni stu tennis club cci nni fossi una brutta…dico una”) che ancora, dopo l’ennesima partita, non aveva perso la sua freschezza, complice, sicuramente, la giusta alternanza partita/aperol spritz/panino…giusto modo per recuperare velocemente le forze.
GRAZIE DI CUORE ALLA FAMIGLIA ARCARESE ED ALLA FAMIGLIA DEL “GOLDEN” TUTTA, PER AVER CREATO QUESTO PICCOLO PARADISO E PER AVERMI FATTO SENTIRE A CASA.
P.S.: Unica nota stonata della giornata, l’essermi ritrovato, non so per quale misterioso ed oscuro magheggio, nel campo di padel, con una racchetta in mano, ed ho pure giocato per ben 10 minuti. Però “bellu è stu padel”.
Tornerò…è una minaccia.