I Fatti del Grillo parlante: “U furnu, il profumo del pane e i ricordi che affiorano”

I MIEI RACCONTI BREVI

Ci sono cascato di nuovo, come un allocco! Mi ero ripromesso di stare attento a tali meschini raggiri, e invece…
Mi telefona uno dei tre terribili fratelli Nugara, Fabio, il più subdolo. Mi chiede con garbo (menzognero e fallace) di accompagnarlo in quel di Serradifalco, ridente cittadina dell’entroterra siculo. Mi dice che deve recarsi dal fratello Emanuele (detto Cucciolone), titolare di un ottica sita nel corso principale del paesello, io ingenuamente acconsento (perché io ho un animo candido e puro io , io non penso mai al male io).

Giunti in loco, mi manifesta la volontà di recarsi, “un attimo”, presso un panificio dove fanno il pane “di casa” buono. Ci addentriamo in una viuzza ed entriamo in codesto panificio, dove ad accoglierci, senza sorpresa alcuna, ci sono la bella Rosa Burgio, insieme alla mamma di lei, la signora Cettina (donna e commerciante di vecchio stampo, di quelle che entri per un panino ed esci con il pranzo di Natale) ed una sorridente collaboratrice.

Subito il mio intuito mi avvertì che poteva trattarsi di una trappola ben congegnata, e tale si rivelò, ma ormai era troppo tardi. Sono stato ostaggio della famiglia Burgio per più di 2 ore. Mi hanno costretto a degustare la produzione del forno nella sua totalità: focacce, pizze, taralli, buccellati, arancine, girelle, biscotti, pane, ed altre prelibatezze “a te pigliatlli”, il tutto seguendo la rigorosa alternanza dolce/salato/dolce che tanto mi sta a cuore. Ad un certo punto ero completamente “satollo”, ma quando tutto sembrava volgere al termine, il colpo di scena finale, da dentro il laboratorio appare la signora Cettina con un vassoio:”ecco le ramette appena sfornate, chisti l’ha assaggiari, calli calli su”. “Ma pirchì signù, fino ad ora chi haiu fattu?”.
Nel forno dei Burgio, vi è anche un angolo dedicato alla lettura, con dei libri e delle riviste, su una mensola capeggia una scritta, che ha oltremodo destato il mio interesse: “rime & farine”; ma ogni angolo del forno è curato nei minimi dettagli, dalla mano creativa di Rosa, donna intelligente ed intraprendente.
Come una sorta di aromaterapia, la fragranza del pane appena sfornato ha attivato la mia memoria dei sensi, facendomi rievocare il passato. Quell’ atmosfera familiare, quell’andirivieni lento ma continuo di genti, predisposte a scambiare due chiacchiere (che non sono i dolci di carnevalesca tradizione), senza frenesia, serenamente, mi ha riportato alla mente certe circostanze vissute da “picciriddu”, quando bazzicavo i tre panifici, in quel tempo attivi, nel quartiere San Rocco: il forno Taibbi in via G. Scovazzo, il forno Ilardo in via N. Palmeri (se non erro la “ ‘ngiuria” del proprietario era “baruni grissinu”) e il forno Lo Bello, ‘na signura Ninetta, in via Santa Caterina, luoghi di incontro e “informazione” meravigliosi e non più ripristinabili.
Di li a poco sopraggiungono anche due conoscenze nissene (i nisseni su unnegghiè), due impiegate di banca dell’ agenzia del paese, anche loro si lasciano facilmente coinvolgere da quella dimensione spazio temporale rilassata.
GRAZIE ROSA PER LA CALOROSA OSPITALITÀ E PER LO SCAMBIO CHE SI INSTAURA AD OGNI NOSTRO INCONTRO.
P. S.: ovviamente prima di andare via un vassoietto per la Cetty, che appena mi vide: “cchi purtasti? U vidi, chistu mbirnu è”. Pinuccio invece:”ormai ca i purtà”.
…Tutta scena.

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