I MIEI RACCONTI BREVI
Durante gli anni della mia calorosa partecipazione alle vicende (talvolta anche alle lezioni) liceali, tra noi giovinastri era consuetudine fare spola tra il viale della Regione, dove stavamo a bighellonare tutti quanti, e quella che era la comitiva di origine. Nella seconda parte della mia lunga ed intensa carriera liceale, la mia comitiva autoctona era allocata in via Bissolati, contigua al muro di cinta della sede delle fiamme gialle. E li, dopo una oculata e scrupolosa selezione (naturale), si ebbe a formare il gruppo dei cinque più imbecilli della comitiva, posciacchè diventammo gli amici storici di sempre. È tuttora nostra consuetudine, almeno una volta l’anno, incontrarci per dare libero sfogo alla nostra bislacca goliardia (nonostante alcuni siano diventati degli stimati professionisti).
Finito l’anno scolastico, come di consueto, ci organizzammo per il campeggio estivo.
Destinazione: Palinuro.
Mezzo di trasporto: Renault 4 rossa dello zio Nicola Spena (omologata per 4).
Equipaggio: Michele Spena, pilota, non ha ceduto a chicchessia la guida del veicolo “mancu a vastunati”: l’auto è mia e la guido io.
Alberto Ubbriaco, navigatore, ha sconquassato le gonadi (uso questo termine scientifico per non usare il poco raffinato coglioni) per tutto il viaggio, poiché suo padre gli aveva detto così, e suo padre gli aveva detto colì (le norme comportamentali in strada di so pà).
Giuseppe Curreri, il bello, finalmente dopo tre anni di purgatorio era riuscito a raggiungere la media del 9 e quindi vacanza premio (perché se hai la media dell’8 mica puoi andare in campeggio serenamente?)
Giuseppe Franzone, detto Interpol, poiché amava terrorizzare i “carusiddi” del quartiere con una pistola giocattolo che sparava gommini che “arziavano”, i suoi idoli erano i “Chips”, i poliziotti in moto protagonisti della omonima serie tv (spesso mi coinvolgeva nel suo delirio e con i rispettivi “SI” ci calavamo nei panni degli agenti Baker e Poncherello).
Ed infine io che non ero in vacanza premio, ogni qualvolta portavo a casa un 5 partiva un’ovazione e la Cetty si commuoveva: “u vidi cchi è bravu u carusu”, diceva a Pinuccio, che rispondeva con uno stringato: “mah!”.
Finiti di caricare la tenda (prestatami dalla (Zia) Lina Pia), la cucina a gas, la fornacella, i tavolini, le sedie, la bombola, 2 canotti, pallone, materassini, l’attrezzatura da sub di Spena, secchiello e paletta di Franzone (gli abbiamo proibito di portare la pistola spara gommini, per scongiurare il pericolo di un nostro sicuro allontanamento dal campeggio, come accaduto l’anno precedente in quel di Tropea) borsoni personali, suppellettili vari e tutto quello che poteva rendere confortevole il nostro soggiorno.
Partenza dalla mia residenza estiva in contrada Niscima. Macchina stipata all’inverosimile: portabagagli sul tetto, cofano e bagagli financo sulle gambe. Indimenticabile lo sguardo perplesso e sentenzioso della Cetty: “ma ci arrivati accussì?”. E Pinuccio che gli cala il “carrico”: “mah! secunnu mi mancu a Messina arrivanu”.
In effetti non fu un viaggio confortevole, ad ogni curva si udiva il fragore degli ammortizzatori, che a destinazione giunsero totalmente spaccati: pazzi incoscienti.
Impossibile raccontare tutto ciò che accadde in quei 15 giorni, ma come non citare Ubbriaco che dice a Spena, mentre indossa la muta da sub:”michè, sta cosa si chiama muta ma fa un burdellu”. Oppure quando uno dei capelloni, da noi soprannominati “Van Hallen”, dediti al consumo ininterrotto di marjuana, si avvicinò a Franzone per chiedere se aveva una cartina e lui rispose: “no, senza cartina siamo venuti, conoscevamo la strada”.
Ultimo giorno di vacanza:
“Picciù dobbiamo spedire le cartoline, ma sono assai, tutti sti soldi dobbiamo spendere?”
“Prendiamole in prestito”.
“Ma lo stesso i soldi per i francobolli ci vogliono”.
“Spediamole senza francobolli, tassa a carico del destinatario”.
Detto fatto.
Non saprete mai chi “prese in prestito” le cartoline.
GRAZIE AMICI MIEI, PER ME È MOTIVO DI GRANDE PREGIO E GIOIA AVER CONDIVISO E CONTINUARE A CONDIVIDERE TALUNI MOMENTI DI FELICITÀ CON VOI.
P.S.: Meno male che adesso sono i papà ad accompagnare i figli in campeggio, ed alcuni gli montano pure la tenda, e no i nostri genitori, che incoscientemente ci lasciavano così, soli e liberi di fare nuove e accrescitive esperienze.