Dopo una lunga pausa del tutto involontaria e imprevista per ragioni di salute, ci rivediamo su questo schermo per fare qualche riflessione sulla trentesima domenica dell’anno . Spero non sia vana , almeno nel rispetto per la sofferenza dell’umile fatica . Il pensiero dominante della liturgia odierna, è la preghiera. Argomento che certamente interessa tutti, sia per quello che diciamo al Signore sia per la maniera o l’atteggiamento che assumiamo quando preghiamo. Il Siracide, autore della prima lettura, insiste per farci intendere che il Signore ascolta la “preghiera dell’oppresso”, cioè del povero , di chi si trova nel bisogno Ma richiama caldamente “che la preghiera sia fatta con umiltà e fiducia, e allora la sua preghiera giungerà fino alle nubi”. La esperienza talvolta , nel nostro spirito, crea un certo dissidio ci lascia turbati credendo che il Signore non sia sollecito ad esaudire. Ci dice il Siracide : la preghiera sincera non desiste finchè l’Altissimo non sia intervenuto “ Nel Vangelo leggiamo una delle parabole più gustose, semplice, lineare, avvincente. Gesù con la parabola ci insegna che Dio ascolta gli umili accordando il perdono dei peccati Due uomini salirono al tempio per pregare: un fariseo e un pubblicano ( peccatore ). Il primo è pieno di arroganza, di disprezzo per gli altri, si vanta dei suoi meriti, crede che la sua condotta sia esemplare . E conclude, in cuor suo, che si aspetta un elogio dal Signore. Il pubblicano, invece, si riconosce peccatore e si affida alla misericordia divina. Conclude Gesù: il pubblicano è stato giustificato, perdonato, il fariseo invece no. Il Signore esalta, salva gli umili ma rifiuta i superbi, che saranno umiliati e condannati, così come ha cantato, mirabilmente , la SS. Vergine nella sua preghiera, il Magnificat.