Italia, lunedì 26 agosto 2019. Dunque: le consultazioni, o meglio le trattative tra Pd e 5Stelle per la formazione del “governo di svolta” hanno un solo punto all’ordine del giorno: il nome del premier. Come sappiamo, Roberto Fico (il furbo) ha dichiarato che sta benissimo dove sta, e d’altronde egli è consapevole dei propri limiti culturali e
politici, ma è altrettanto consapevole dei privilegi e delle comodità di cui gode quale presidente della Camera dei deputati. Quindi, chi lo smuove? Anche Marta Cartabia (la competente, sommo giudice della Corte costituzionale) ha dichiarato che sta bene dove sta, e d’altronde ella è consapevole dei gravi limiti di questa di coalizione di politicanti.
L’avvocato Giuseppe Conte (il distinto) ovviamente è sempre in campo, anche se aveva dichiarato solennemente, qualche tempo fa, che egli sarebbe stato premier del solo governo giallo-verde. Ma, si sa, la coerenza, il principio di non contraddizione ormai sono soltanto polverosi souvenir in svendita. E intanto Giovanni Tria (il tecnico, l’esperto dei conti) rassicura tutti sul controllo dell’Iva, magari prelevando le risorse economico-finanziarie necessarie dalla quota 100. Insomma: se Pd e 5Stelle si accorderanno su premier, ministri e sottosegretari, questo governo dovrebbe nascere. E i programmi, le
istanze, i valori? La discontinuità? E le reciproche, precedenti offese? Niente: “Primum vivere, deinde philosophari”. E comunque, c’è ancora chi ritiene che senza il “philosophari” il vivere della politica diventa incerto, privo di senso. Ma chi se ne frega! Dunque, riassumendo, più che un “governo di svolta” probabilmente avremo un “governo alla svelta”.
Leandro Janni