Cento anni dopo il suo martirio Don Costantino Stella è stato ricordato nella sua Resuttano con una celebrazione solenne presieduta dal Vescovo, Mons. Mario Russotto, con il Vicario generale Mons. Giuseppe La Placa e l’arciprete parroco don Ignazio Carrubba, in quella stessa Chiesa Madre che ha retto per un ventennio, negli anni difficili tra ‘800 e ‘900, protagonista del movimento cattolico che ha riscattato dalla schiavitù dell’usura e della violenza mafiosa generazioni di contadini poveri, schiacciati dalla società del latifondo.
Presenti il Sindaco e l’amministrazione comunale, che ha conferito alla memoria di Don Costantino una Benemerenza Civica consegnata al termine della funzione, “Con unanime sentimento di gratitudine e di riconoscenza, per l’esempio di vita ispirata ai fondamentali valori umani della solidarietà, dell’amore e dell’aiuto al prossimo, specialmente in favore dei più deboli e bisognosi”.
Proprio per difendere i contadini Don Costantino era diventato il leader del movimento cattolico che nella Diocesi di Caltanissetta aveva segnato conquiste fondamentali in quello scorcio di secolo: la Cassa Rurale, il Monte frumentario, la cooperativa di consumo, per sottrarre il popolo lavoratore dalla morsa dei gabelloti-usurai che sul latifondo imponevano la legge della mafia e dello sfruttamento.
Aveva combattuto perché l’acqua fosse portata nel suo paese, perché fosse costruita una strada che lo collegasse al resto del mondo, aveva conquistato alle elezioni la guida dell’amministrazione comunale, nel 1902 e nel 1904, costringendo la mafia, come aveva scritto a Sturzo, «a prestare soldi senza chiedere alcun interesse in concorrenza con la Cassa cattolica».
«Ha lottato, e ha pagato col martirio la libertà di voi resuttanesi!» ha affermato il Vescovo nella sua appassionata omelia. «Si è davvero adoperato perché Resuttano venisse fuori dalla palude della schiavitù ai potenti, agli usurai, ai mafiosi, e divenisse un popolo di uomini e donne liberi, capaci, con serenità e speranza, di scrivere un presente di solidarietà e di costruire un orizzonte di futuro possibile per i propri figli.
Resuttano deve molto a don Costantino: in lui questo popolo ha trovato un modello di uomo, un modello di credente, un modello di sacerdote. Fino all’abnegazione, e questo dà fastidio. Ma Gesù lo ha detto: “Vi mando come agnelli in mezzo ai lupi!” e spesso i lupi circolano in mezzo a noi con una facciata apparente di signorilità, di borghesia, ma con una falsità nel cuore che è simile a un covo di serpenti. Il cristiano vero dà fastidio”.
Don Costantino era un vero prete – ha proseguito il Vescovo Mario – un vero uomo di Dio, che sapeva unire spiritualità e verità, fede e vita, religione e giustizia, devozione e solidarietà.
E non faceva distinzioni fra quelli che frequentavano la chiesa e quelli che invece vivevano un po’ sulla soglia della vita ecclesiale: sentiva la responsabilità per ogni anima, per ogni persona, ogni uomo, ogni donna, ogni bambino, ogni anziano. Era prete perché uomo di Dio, e dunque un uomo che intesseva relazioni con tutti e si faceva carico di tutti».
Anticipatore anche nel campo dell’organizzazione ecclesiale. Ha proseguito il Vescovo: «Don Costantino era un uomo profondamente innamorato di Dio, amava immensamente la Chiesa e per questo amava l’essere umano in quanto tale. E come si industriava perché la comunità trovasse sempre le sorgenti della sua fede, così si adoperava perché il presbiterio trovasse il senso della sua fraternità e anche le vie della tutela dei propri diritti.
Per tale ragione si è adoperato perché nascesse la FACI, la Federazione a tutela del clero, ed è stato presidente della FACI qui, in Diocesi, fino alla morte».
Al termine della celebrazione religiosa è stata scoperta una lapide in Chiesa Madre e poi, al cimitero di Resuttano, l’omaggio alla tomba di Don Costantino Stella, recentemente restaurata, che è stata benedetta dal Vescovo alla presenza delle autorità cittadine e dei dirigenti della BCC “Don Costantino Stella”, fondata 120 anni dal sacerdote martire della mafia, che ancora oggi ne tramanda la memoria di impegno sociale.
Proprio nel giorno anniversario della morte (accoltellato sulla soglia di casa senza che mai si conoscessero mandanti ed esecutori) è stata costituita, per iniziativa della parrocchia chiesa madre e dell’arciprete di oggi, Don Ignazio Carrubba, una cooperativa sociale di giovani intitolata a Don Stella, che si propone di “rivalutare nel miglior modo gli immobili sequestrati alla mafia, e di accogliere i minori, le ragazze madri, i giovani che vivono in condizioni di disagio, gli anziani sempre più soli”.
L’esempio di don Stella, un secolo dopo, si ripropone attualissimo, sulla nuova frontiera della difesa della dignità e dei diritti di chi non può contare sui privilegi del potere, che soltanto nella capacità di produrre lavoro produttivo e servizi sociali efficaci può tutelare i valori della Costituzione che proprio sul lavoro fonda la cittadinanza democratica del nostro Paese.