La conoscenza della Bibbia , in genere, non è proprio abbondante nei pur buoni cristiani , e anche nei confronti specificatamente del Vangelo le cose non cambiano molto. Però sarebbe davvero troppo se non si conoscesse la famosa parabola che ci propone la liturgia di oggi: la parabola del buon samaritano. La trama essenziale del racconto supponiamo che sia conosciuta. Tuttavia come avviene sempre nei confronti della parola di Dio, leggendo attentamente si scopre qualcosa di nuovo che diventa un rilevante contributo alla crescita della nostra fede. C’è qualcosa, si direbbe, che si scopre tra rigo e rigo o addirittura nel breve spazio tra le parole dove si insinua la misteriosa voce dello Spirito che ci suggerisce “ una novità” veramente interessante. L’attenzione o la curiosità scorre sul fatto e i personaggi del racconto. Intanto c’è qualche particolare che facilmente sfugge ma è essenziale. E’ la sfumatura portante di un verbo. Fa piacere la risposta del dottore che Gesù approva, è lodevole la generosità del samaritano che soccorre il malcapitato, e, forse ingiustificatamente biasimiamo il sacerdote e il levita che tirano … dritto . Ma quello che ci deve suggestionare, o ammonire, o farci consapevoli della concretezza dell’impegno cristiano, è la segnalazione, forse non è esatto chiamarla definizione di “ prossimo “ che dà il dottore. Chi è il prossimo ? E il dottore ,è : “ qui fecit misericordiam “ , cioè colui che “ha fatto” misericordia”. E Gesù:” Va’ e fa’ così anche tu” . Si potrebbe dire, lepidamente, davvero il classico calcio alle “ chiacchiere”, alle belle parole, ( alle belle omelie) ai bei propositi, e promesse ( secondo il disgustoso stile dei politici ) e di “fare”, di operare, di passare ai fatti. La misericordia o la bontà, o la fraternità, “ predicata” soltanto, non consola, né risolve problemi. Occorre “fare” ognuno secondo la proprie possibilità. Non basta “non fare” nulla di male, per essere a posto in coscienza. Ricordiamo che nel giudizio finale,come ci dice il Vangelo, Gesù non allontana i maledetti accusandoli di delitti o peccati, ma solo perché “ non hanno fatto “ né soccorso, né visitato, né accolto, né sfamato, né dissetato …. L’indifferenza assume la stessa gravità di “ aver fatto, agito iniquamente “ Vogliamo un altro verbo ?’ “Essere” come il buon samaritano.