“I fatti inquietanti della organizzazione del Baby Gay Pride di Catania ella scorsa settimana, mi hanno convinto a presentare una interrogazione al Ministro per la Famiglia per tutelare la libertà educativa dei genitori, e affinché i bambini non rimangano vittime di nessuna forma di “colonizzazione ideologica” gender. Genitori, educatori, insegnanti, politici e cittadini tutti sono tenuti alla più grande vigilanza ad ogni livello.
Il Baby Gay Pride di Catania, consisteva in un evento organizzato per bambini che sono stati portati nella sede della CGIL per ascoltare una “drag queen” vestita da “principessa dei ghiacci” che raccontava fiabe LGBT.
“Dagli organi di stampa leggiamo che a un certo punto una delle bambine portate all’evento si è accorta che la “drag queen”, sotto gli abiti da donna e il trucco pesante, era in realtà un uomo. Alla bambina, allora, è stato detto che al signore in questione «piace moltissimo indossare questi costumi, che ne aveva parlato in famiglia e che aveva trovato i suoi genitori molto comprensivi”.
Sarebbe già preoccupante se si trattasse di un caso isolato, e invece a Palermo già nello scorso giugno si è vista una “drag queen” barbuta che raccontava fiabe gender, e ancora casi analoghi sono accaduti a Milano e in altri luoghi. Uomini vestiti da donna, donne che si sentono uomini: tutto questo confonde i bambini. Si tratta di fatti gravissimi e preoccupanti, a maggior ragione se si considera la pesante inchiesta di Reggio Emilia. Si tratta di casi certamente diversi, ma accomunati dal fatto che l’innocenza dei bambini venga coinvolta da inaccettabili battaglie ideologiche. Raccontare ai bambini fiabe dove compaiono principesse con la barba, figli che nascono da due mamme o da due papà, maschi che si sentono femmine e viceversa, ha l’effetto di confondere i bambini e la loro identità sessuale. Le fiabe tradizionali, quelle che raccontavano i nostri nonni e i nostri genitori, avevano un grande valore educativo: servivano ai bambini per imparare a distinguere il bene dal male, il giusto da ciò che è sbagliato. I bambini si identificavano con il principe azzurro che uccide il drago per salvare la principessa il bambino maschio acquisiva un modello mentale di comportamento, che poi da grande avrebbe applicato, senza neanche accorgersene, ai casi concreti della vita quotidiana. L’eroe della fiaba doveva essere un modello ideale, “senza macchia e senza paura”, proprio per potersi imprimere profondamente nella mente e nel carattere del bambino. Cosa otteniamo, al contrario, se ai bambini raccontiamo fiabe in cui il principe, anziché salvare la principessa, si mette a fare l’uncinetto, vuole sposare un altro principe o indossare la gonna? Quei bambini, un giorno, diventeranno forse adulti capaci di scelte mature e responsabili? Al contrario, cresceranno con le idee confuse, pensando che tutto è indifferente, che il bene e il male sono intercambiabili, che una donna può avere la barba e un bambino nascere da due maschi. Insomma, raccontare fiabe gender ai più piccoli significa attuare un programma di riprogrammazione ideologica dei bambini. Di fronte a fatti come questi non si può minimizzare né sottovalutare la gravità delle cose.
Per questo motivo, nella mia qualità di deputato ho chiesto al Ministro per la Famiglia un intervento urgente al fine di assicurare che in ogni ambito i bambini non vengano coinvolti in scandalosi e discutibili eventi o manifestazioni di questo tipo e non subiscano alcuna forma di pericoloso condizionamento ideologico o psicologico.
Le scelte di ciascuno devono restare tali, ma solo da quando si ha un’età in cui tutto sia fatto con consapevolezza e responsabilità. Mai prima!
Nessuno osi toccare un bambino o peggio condizionarlo nella fase della sua innocente adolescenza.
Così dichiara Alessandro Pagano Vice Capo gruppo della Lega alla Camera dei Deputati.
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al più presto il Parlamento voterà la legge sull'eutanasia che penso sia un'aspetto dell' ideologia gender, spero che tutti vedano la necessità di opporsi a questa manipolazione genetica in forza della quale ognuno perderebbe il diritto di essere considerata ancora persona.