Dal 2020 pagheremo con il Libra. Dopo tante voci e alcune anticipazioni, oggi Mark Zuckerberg è uscito allo scoperto, con un post su Facebook ovviamente, per annunciare la partnership con 27 organizzazioni per far partire una Fondazione che gestirà Calibra, un portafoglio digitale per la nuova moneta globale, il Libra.
Dietro c’è una tecnologia di cui si parla ormai da undici anni, la blockchain, che consentirà al Libra di muoversi istantaneamente (mentre oggi una transazione da Paese a Paese può richiedere fino a cinque giorni) a zero commissioni. Gratis o quasi (“low to zero”).
Non è uno scherzo e anzi si tratta di una mossa che potrebbe cambiare la vita di miliardi di persone e rimettere in discussione i pilastri del sistema monetario internazionale. Che fine farà il dollaro? E l’euro? E questa nuova moneta, che deve rendere “qualunque transazione facile come scambiarsi una foto o un messaggino con il telefonino”, che effetti avrà sulle banche che invece dai tempi lontani del Rinascimento guadagnano su ogni nostra transazione? Moriranno, come alcuni futurologi prevedono? E che accadrà all’inflazione e quindi ai prezzi dei beni, visto che una moneta che circola così velocemente farà schizzare in alto la domanda di consumi? Solo il tempo ce lo dirà.
Restiamo ai fatti. Si parte nel 2020. Sono già a bordo diversi partner autorevoli come Mastercard, Visa, PayPal, eBay, Spotify, Uber. L’obiettivo è arrivare a 100 per il lancio ufficiale. Per fare cosa? Un numero rende l’idea dell’impatto che questa operazione può avere: oggi un miliardo e 700 milioni di persone non hanno un conto bancario ma hanno un telefonino.
Con il Libra non dovranno mai più aprirlo, il conto in banca. Zuckerberg punta a “reinventare il concetto di soldi, trasformare l’economia globale e fare in modo che tutti possano vivere meglio”. Sul sito ufficiale calcolano un impatto di quasi 100 milioni di nuovi posti di lavoro, di ridurre la povertà globale del 22 per cento e di altre promesse miracolistiche che neanche i venditori di pentole in tv (o certi vice premier dal balcone).
Ma questa può essere una cosa seria. La tecnologia c’è, sono dieci anni che viene testata con il bitcoin e altre criptovalute; il bisogno di un diverso sistema di pagamenti, più efficiente, meno costoso, più inclusivo, pure. E Zuckerberg tra Facebook, Whatsapp e Instagram già gestisce la vita social di quasi tre miliardi di persone. Se gli mettiamo in mano anche il sistema dei pagamenti globale, l’espressione “sono il re del mondo!” non suonerà più come una sbruffonata da passeggero del Titanic. (di Riccardo Luna, fonte agi.it)