CALTANISSETTA – RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO. Italo Calvino ho scritto di sé: «Ne prendo atto: per quanto io mi possa impegnare, nel campo politico sono e sarò sempre incerto, insicuro. Debole». Mi sono venute in mente queste parole di Calvino, a proposito degli amici nisseni di “più Città” (Piero Cavaleri, Marina Castiglione e gli altri) con i quali ho condiviso una peculiare esperienza culturale e politica. Un’esperienza conclusa pochi giorni fa. Almeno per quanto mi riguarda. Moltissimo si potrebbe dire su ciò che è successo in questi ultimi mesi: mesi assai concitati, controversi. Mesi caratterizzati da una sorta di “febbre collettiva” determinata dalle ormai archiviate elezioni amministrative nissene 2019.
In fondo dovrei essere soddisfatto: sono stato tra i primi, se non il primo, all’interno del gruppo di “Più Città”, a puntare decisamente verso un’alleanza con i 5Stelle, escludendo invece, altrettanto decisamente, un eventuale accordo con la coalizione capitanata dall’ostinato Michele Giarratana. Ma, diciamolo: questa scelta, questa soluzione è stata inevitabilmente determinata dell’incapacità del gruppo di “più Città” di individuare, nei tempi e nei modi opportuni, necessari, un candidato sindaco (intero) e quindi una lista (intera) di candidati al Consiglio Comunale di Caltanissetta. Ma, come sappiamo, tale alleanza con i 5Stelle è stata inesorabilmente indebolita, se non rimossa, dalle complicate alchimie interne del movimento politico fondato da Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio. Ma è inutile piangere sul latte versato. Di latte, comunque, ancora ce n’è.
La verità, probabilmente, è che sono disincantato. Assai disincantato. E per di più “incontentabile” – come direbbe la mia amica Fiorella Falci.
E di certo a me non bastano dei buoni contenuti, un buon programma, per credere nella qualità e nella bellezza di un progetto politico: lavoro, igiene e decoro, collegamenti, sicurezza pubblica, piano regolatore della città, recupero e rigenerazione del centro storico e delle periferie, cura e incremento del verde, sostegno alle attività commerciali, tutela e valorizzazione delle tradizioni e del patrimonio storico, artistico e ambientale, sostegno alle fragilità, sanità efficiente, svago, formazione e istruzione. Ecco: tutto giusto, sacrosanto. Persino scontato, direi. Ma sono anni che, in un modo o nell’altro, parliamo di queste cose e poco, pochissimo è stato fatto realmente. Questo, perché nessuno ha saputo e/o voluto dispiegare, porre in essere – coerentemente, sincronicamente – il processo, i contenuti e
le regole del proprio programma politico e amministrativo. Magari immaginando una città consapevole, solidale, operosa e positiva. Magari, anche, immaginando una città strutturata e ristrutturata, recuperata e rigenerata.
Ciò che vorremmo, ciò andrebbe posto in essere è certamente un’amministrazione della cosa pubblica connotata da “ordinaria” efficacia ed efficienza. Connotata da assoluta trasparenza. Connotata da autentici processi di partecipazione. Ma, insieme a tutto questo, che non è poco, il vero impegno di governo per una città, per un territorio agonizzante – impegno che spetta prioritariamente alla nuova Amministrazione Comunale, ma al quale nessun cittadino dovrebbe sottrarsi – è lo sviluppo di un comune orizzonte programmatico
finalizzato a valorizzare la centralità territoriale di Caltanissetta. Come sappiamo, questo intendimento è stato sintetizzato nella formula «Caltanissetta capitale del centro Sicilia». Giancarlo Cancelleri, leder dei 5Stelle in Sicilia, si è spinto persino oltre, con l’iperbolica
espressione «Caltanissetta al centro del Mediterraneo!» Ma, si sa: quando Giancarlo è emozionato esagera.
Ma torniamo alle parole di Italo Calvino: «Ne prendo atto: per quanto io mi possa impegnare, nel campo politico sono e sarò sempre incerto, insicuro. Debole». Il limite fondamentale degli amici di “più Città” a me è parso proprio questo: notevoli conoscenze e competenze in ambito culturale, notevoli incertezze e insicurezze in ambito politico. Che
altro dire? Agli amici colti e incerti (politicamente) di “più Città” dedico queste altre parole di Italo Calvino, tratte dal suo memorabile saggio-romanzo “Le città invisibili”: «È inutile stabilire se Zenobia sia da classificare tra le città felici o tra quelle infelici. Non è in
queste due specie che ha senso dividere le città, ma in altre due: quelle che continuano attraverso gli anni e le mutazioni a dare la loro forma ai desideri e quelle in cui i desideri o riescono a cancellare la città o ne sono cancellati». La strada da percorrere è ancora lunga. Ma noi, malgrado tutto, ci siamo.
Leandro Janni