La Chiesa , oggi, celebra la Pentecoste, una delle grandi solennità liturgiche. L’evento di Pentecoste significa cinquantesimo giorno dopo la Pasqua, in cui si verifica la discesa dello Spirito Santo sugli Apostoli e la Madonna ed altri discepoli riuniti nel Cenacolo. Tanto suggestivo, spettacolare è il fatto , quanto difficile la piena comprensione sia dal punto di vista biblico-narrativo, che teologico- ecclesiale. Il fatto è una specie di uragano di vento e di rumore, che si abbatte sulla casa, le lingue di fuoco che si posano sui presenti; i discepoli che parlano ai pellegrini che si trovano a Gerusalemme per la festa. Parlano lingue a loro sconosciute ? oppure “ scavalcando “ la barriera delle lingue i pellegrini, pur essendo di diverse nazionalità capiscono ugualmente ? Per la teologia l’evento è il pieno compimento della salvezza, il compimento della promessa di Gesù e la stipulazione piena della nuova alleanza. E’ la nascita della Chiesa della comunità dei credenti riuniti nel nome di Gesù e avvolti dalla presenza dello Spirito Santo. La Chiesa inizierà a proclamare la buona notizia del Vangelo a tutte le genti.. La sua presenza, “ la sua persona “ non sarà visibile ma saranno visibili gli effetti. I santi, quelli mistici, in particolare, parlano dell’azione dello Spirito Santo , così molteplice, cos’ profonda, così misteriosa, che difficilmente è comprensibile dalla comune capacità degli uomini. Non si vede ma c’è, e la manifestazione è nell’abbondanza dei suoi doni , dei suoi frutti, della grazia, che arricchiscono l’anima di chi crede ed è docile alla Sua voce. Egli che dà forza per testimoniare la fede, che dà la luce per intendere la verità, per esercitare le virtù cristiane, nelle famiglie, nella comunità, nel servizio, spesso eroico, agli ammalati e agli sventurati di qualsiasi natura. Quanto bene e quanta santità c’è nella chiesa e quanto amore sostiene gli operatori volontari che rispondendo docilmente alle ispirazioni e agli stimoli soprannaturali dello Spirito Santo, ne danno edificante testimonianza. Possiamo, lepidamente, essere d’accordo col bambino che si meraviglia di non vedere l’angelo custode, ma di essere certo della sua presenza perché si trova sempre lì pronto ad aprire le porte del supermercato..