In questa domenica la Chiesa celebra la Solennità del SS. Corpo di Cristo , la seconda persona della SS. Trinità . Nella denominazione popolare di chiama “ la festa d’ ‘u Signuri” , ma questa ultima espressione richiama più facilmente “ u Signuri tuttu” cioè le tre persone., cioè la SS. Trinità. La festa di oggi invece ha più specificatamente come oggetto Gesù Cristo. e il suo misterioso gesto col quale si fa “ pane e vino” che chiamiamo Eucaristia E che è Gesù Cristo, presente sulla terra anche dopo la sua morte. La Risurrezione lo ha reso vivo e operante nella sua Chiesa con l’impegno di restarci fino alla fine del mondo : “ Io non vi lascerò orfani, resterò con voi sempre fino alla fine dei secoli “. E uno dei modi è la Eucaristia. Quello che comprendiamo è che Gesù è nel pane e nel vino consacrati dalla potestà dei suoi ministri a loro conferita da Gesù ma come avviene non lo comprendiamo. Nella celebrazione della S. Messa , dopo la consacrazione viene presentato come “ Mistero della fede “. Si esclude pertanto la piena comprensione . Però ne vediamo le apparenze , il segno esteriore , e la nostra mente nella semplicità e la forza delle fede ne accetta la presenza, con la sua divinità ( che gli consente la trasformazione ) e con la sua umanità, ( che gli dà la corporeità col pane e col vino) che diventano il suo corpo. E’ davvero bello e consolante constatare come i fedeli entrano in contatto con Gesù nella Eucaristia e godono della sua presenza ( vedi Quarantore e Adorazione ) ed esultano per osannarle gioiosamente ( vedi processioni eucaristiche). Purtroppo qualche grado di sensibilità manca nel riceverlo come comunione( o per l’atteggiamento che si ha o per la mancata preparazione ) , Credo che siano molti che non hanno almeno una qualche sfumata conoscenza della presenza di Gesù nella eucaristia che ricevono e non tengono in considerazione la vecchia espressione del catechismo “ sapere e pensare chi si va a ricevere”.. Importante è rilevare che l’Eucaristia è il più grande “ esemplare” della carità fraterna, della comunione con i fratelli; è la testimonianza di amore di Cristo da imitare . E non si deve trascurare che la celebrazione eucaristica, cioè la messa , è il richiamo più forte alle realtà future: “ in essa ci viene dato il pegno della gloria futura”, come dice la Liturgia. Si impone , pertanto una lucida coscienza della appartenenza e comunione con Cristo e il dovere di realizzarla anche nel rapporto con i fratelli. Non dovrebbe accadere che “ chi si nutre di Cristo” sia come un albero cattivo che produce frutti cattivi.