Caltanissetta, avrebbe abusato di una minore al campo scout: volontario della Cri fa scena muta

È la via del silenzio che ha scelto. Bocca cucita sui gravi fatti che magistrati e carabinieri gli hanno contestato e che sono stati al centro dell’ordinanza di custodia cautelare in carcere a suo carico.

Così, ieri, per il volontario trentaseienne della Croce rossa italiana (assistito dagli avvocati Raffaele Palermo e Piero Carà) che s’è ritrovato sul capo le pesanti imputazioni di violenza sessuale, divulgazione e detenzione di materiale pedopornografico.

Ipotesi di reato che sono legate alle attenzioni molto particolari che avrebbe riservato a una ragazzina tredicenne e, poi, al ritrovamento di materiale pedopornografico saltato fuori in casa sua durante la perquisizione.

Ieri mattina, con al suo fianco i legali che lo assistono, l’arrestato è comparso al cospetto del gip Alessandra Maria Maira per sottoporsi all’interrogatorio di garanzia. Ma l’accusato, almeno in questa fase, ha preferito tacere. Ha preferito non spiegare nulla al giudice in relazione alle ipotesi che la procura, attraverso il sostituito Chiara Benfante, gli ha mosso. E che sono state alla base della misura cautelare scattata la sera di giovedì scorso, quando i carabinieri gli hanno notificato, eseguendolo, il provvedimento del gip.

In questa fase i suoi difensori non hanno chiesto nulla, ma già nelle prossime ore potrebbero depositare istanza di revoca della misura restrittiva allo stesso giudice. Il trentaseienne è in cella perché, secondo l’impianto accusatorio, avrebbe allungato le mani su una poco più che adolescente.

È in un campo scout della scorsa estate, in città, che il volontario della Croce Rossa italiana, mentre chiacchierava, d’improvviso si sarebbe fiondato sulla ragazzina palpeggiandola nelle parti intime. Questo, almeno, è quanto ha ritenuto l’accusa sulla base del racconto fornito dalla stessa minorenne.

Lei, appena tornata a casa, avrebbe immediatamente rivelato tutto ai genitori che si sono presentati immediatamente in caserma dai carabinieri. Lì hanno denunciato l’accaduto presentando querela nei confronti del sospetto molestatore. Sulla base di quel racconto, nel settembre dello scorso anno è scattata formalmente l’indagine dei carabinieri. Quella che pochi giorni fa, dopo oltre otto mesi, è culminata nell’arresto del trentaseienne.

Ma per lui non è finita qui. Perché sull’onda dell’indagine madre, sul suo capo sono piovuti altri problemi. Già, nel momento in cui è stata eseguita una perquisizione in casa sua, nel suo computer sarebbero stati trovati file dai contenuti pedopornografici. Materiale che – secondo l’accusa – avrebbe scambiato con qualcuno. Altra carne che s’è andata ad aggiungere al fuoco, complicando ulteriormente una situazione che per lui, il sospettato, dal punto di vista giudiziario era già particolarmente pesante. (di Vincenzo Falci, fonte gds.it)

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