Oggi è la domenica del Buon Pastore. La liturgia vuole mettere in evidenza che Gesù è come il Buon Pastore che si prende cura delle sue pecore con grande attenzione e premura. E’ un paragone che oggi nella nostra cultura ,non trova grande accoglienza ma al tempo di Gesù ( e anche da noi non molto tempo fa ) era di facile comprensione perché era facile incontrare nelle campagne, nei dintorni del paese e nelle periferie cittadine , dei greggi e i loro pastori intenti a guidarli e difenderli. L’immagine ci presenta la scena di una grande tenerezza e si rimane stupiti quando si ascolta la affermazione : “ Io conosco le mie pecore, lo dice Gesù, e possono dirlo anche gli “ umani pastori” delle loro pecore. E’ ancora vera la espressione: “ le mie pecore conoscono me” :E qui è necessario scavalcare la metafora e riferirci specificatamente alle “ pecorelle” che siamo noi, che sono tutti gli uomini. Io credo che si possono interpretare, come taluni fanno, le due espressioni di Gesù in un senso che forse è diverso da quello che appare. “ Io sono il buon pastore”. I pastori nell’Antico Testamento non erano solo quelli che pascolavano il gregge, ma era un titolo che si dava a quanti avevano responsabilità di comando e di guida per la comunità. Dunque un titolo e un compito onorifico. Gesù può ben attribuirselo anche in questo senso, oltre a quello di “ pascolatore”. Interessante è, poi, : “le mie pecore mi conoscono. Vuole essere un dato di fatto ? Potrebbe essere. Pensiamo, però, anche così: “per potersi dire pecore di Gesù occorre che si ascolti la sua voce. Come se dicesse : state attenti sono mie pecore coloro che mi ascoltano . Non lo sono quelli che non lo ascoltano. Quale è , allora, il messaggio, o l’invito,. Se volete essere mie pecore non dovete solo ascoltare con le orecchie, ma con il cuore, con la volontà, con sinceri sentimenti di amore. Solo così si crea la condizione di “ comunicazione”, o di “ comunione”, che fa incontrare Gesù con profondo spirito di fede. Gesù ricambia e promette: “ le mie pecore non andranno perdute, nessuno le rapirà dalla mia mano” Da qui nasce in noi la fiducia , e giustamente possiamo dire, come avviene facilmente : “ siamo nelle mani di Dio” e questo ci rassicura e ci conforta. AUGURI A TUTTE LE MAMME.