CALTANISSETTA – “Chiedo scusa a Giuseppe La Mattina”. A 27 anni dalla strage di Via D’Amelio arrivano le scuse dell’ex pentito Vincenzo Scarantino a Giuseppe La Mattina, uno degli imputati che furono ingiustamente accusati e condannati all’ergastolo per la strage in cui morirono il giudice Paolo Borsellino e cinque agenti della scorta. Scarantino ha voluto chiedere scusa a La Mattina, che è presente in aula, prima dell’inizio del controesame al processo sul depistaggio che si celebra a Caltanissetta. Giuseppe La Mattina era stato condannato ingiustamente per la strage insieme con Cosimo Vernengo, Gaetano Murana, Gaetano Scotto e Natale Gambino. Un anno fa i loro legali, gli avvocati penalisti Rosalba Di Gregorio, Giuseppe Scozzola e Giuseppe D’Aquì, avevano chiesto un risarcimento di un milione di euro per ciascuno dei loro assistiti. Giuseppe La Mattina, appena ascoltato le scuse di Scarantino, ha guardato verso l’ex collaboratore e ha alzato il pollice nella sua direzione. In segno di approvazione. In aula, oltre a La Mattina, c’è anche Gaetano Murana. Alla sbarra ci sono tre poliziotti accusati di concorso in calunnia aggravata dall’avere agevolato Cosa nostra: Mario Bo, Fabrizio Mattei e Michele Ribaudo.
“Arnaldo La Barbera, il capo del gruppo ‘Falcone e Borsellino’, il nucleo investigativo che conduceva le indagini sulle stragi mafiose del 1992 “era come Gesù Cristo”. A dirlo in aula, nel corso del controesame delle parti civili al processo sul depistaggio sulla strage di Via D’Amelio, è l’ex pentito Vincenzo Scarantino. “Mi hanno fatto credere che i magistrati facevano tutto quello che dicevano i poliziotti del Gruppo ‘Falcone e Borsellino’ – dice ancora Scarantino – proprio perché il loro capo La Barbera era considerato una specie di Gesù Cristo”. E aggiunge: “Il gruppo ‘Falcone e Borsellino’ era molto potente. Anche i carabinieri dovevano abbassarsi i pantaloni (erano sottomessi ndr) davanti a loro