Palermo, sgominato clan di mafia nigeriana: cellula agiva anche a Caltanissetta

PALERMO – La Polizia di Stato ha eseguito l’operazione denominata “No Fly Zone” per disarticolare un clan nigeriano, denominato “Eiye”, ramificato su tutto il territorio nazionale. I provvedimenti sono stati emessi dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo nei confronti di cittadini nigeriani accusati di far parte di una associazione a delinquere di stampo mafioso, come dimostrano le indagini della Squadra Mobile di Palermo, che si sono avvalse di attivita’ tecniche e soprattutto delle dichiarazioni di due collaboratori tra la comunita’ nigeriana. L’attivita’ investigativa ha preso spunto dalla denuncia di una ragazza nigeriana vittima di tratta e di sfruttamento della prostituzione, che ha fornito agli agenti significativi elementi in ordine all’appartenenza agli Eiye del suo sfruttatore. Gli investigatori hanno individuato la casa di appuntamenti all’interno del quartiere storico di Ballaro’ ed avviato una capillare attivita’ che ha consentito di ricostruire l’organigramma dell’associazione a livello locale, fino a giungere all’identificazione dei suoi vertici. Nel corso delle indagini sono stati documentati numerosi episodi violenti riconducibili al clan e alla sua capacita’ di imporsi sul territorio, nonche’ diverse attivita’ illecite connesse allo spaccio di stupefacenti e alla prostituzione, principalmente localizzate nel quartiere Ballaro’ di Palermo.

La cellula operava anche a Napoli, Torino, Cagliari, Catania, Caltanissetta e in provincia di Treviso. Sono 19 gli indagati nell’operazione, 17 i fermi disposti dalla direzione distrettuale antimafia, 7 dei quali eseguiti. Nel rito d’iniziazione registrato dalla polizia, l’aspirante membro viene spogliato e spinto a terra, preso a calci e pugni, ferito con un rasoio e poi costretto a bere un intruglio composto dal suo sangue, dalle lacrime – sollecitate dallo strofinio di peperoncino contro gli occhi – e anche di alcol e tapioca. Al rito partecipano solo alcuni membri che seguono un rigido protocollo. L’iniziato viene sottoposto a gravi atti di violenza che servono in qualche modo a testare la serieta’ delle sue intenzioni e la sua fedelta’. L’organizzazione ha un rigido sistema di regole e chi trasgredisce subisce severe sanzioni. L’associazione ha una cassa, alimentata dal denaro degli affiliati, dalla quale si attinge anche per pagare le spese legali degli associati. Indagini tradizionali e intercettazioni hanno confermano quanto racconto da due collaboratori di giustizia nigeriani.

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