CALTANISSETTA – “Io non avevo dei colloqui specifici con i magistrati, ma siccome abitavo dentro la Dia, loro parlavano e io capivo. In quel periodo c’era il colonnello Mori con altre persone che stavano facendo una specie di ‘trattativa’ per arrestare Totò Riina”. A parlare è il pentito di mafia Gaspare Mutolo, che ha deposto oggi per pochi minuti al processo per il depistaggio Borsellino che vede alla sbarra tre poliziotti, Mario Bo, Fabrizio Mattei e Michele Ribaudo. L’audizione, in videoconferenza è durata solo pochi minuti, perché la Corte ha poi deciso di accogliere la richiesta dell’accusa di utilizzare i verbali delle deposizioni rese da Mutolo in passato. “Dicevano ‘è sceso a Palermo’, oppure ‘lo abbiamo visto’ – spiega ancora il collaboratore di giustizia -Paolo Borsellino non partecipava a questi colloqui. Ma ogni tanto veniva, tre o quattro volte. Ma noi ci conoscevamo dagli anni ’70-’75 e c’era una certa conoscenza. Logicamente parlava con altri personaggi”. Poi ha aggiunto: “il dottor Borsellino un giorno mi lasciò da solo e ha parlato con altre persone. Diceva: ‘Ma sono pazzi'”. Alla domanda del Procuratore aggiunto Gabriele Paci come sapeva che stese parlando di Mario Mori, condannato in primo grado nel processo trattativa Stato-mafia, il pentito Mutolo ha risposto: “Lo capivo che era Mori perché già si sapevano questi contatti con Ciancimino…”. Poi ha aggiunto: “La mia storia di collaboratore è diversa da tutti gli altri collaboratori, a quei tempi non c’era nessuno”. E ricorda: “Io prima ho parlato con Giovanni Falcone, poi ho insistito ad avere Paolo Borsellino”.