Salute

“E sedutosi … li ammaestrava” : A Voi dico … non giudicate (di don Salvatore Callari)

Carmelo Barba

“E sedutosi … li ammaestrava” : A Voi dico … non giudicate (di don Salvatore Callari)

Lun, 25/02/2019 - 07:10

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Prosegue in questa domenica il discorso della montagna. Abbiamo  iniziato ad ascoltarlo con le beatitudini che sono il punto di riferimento  più luminoso, e oggi ascoltiamo le numerose  altre novità che annunzia Gesù. Sono novità sconvolgenti che contrastano  con quanto era stato detto  prima nell’Antica Legge, ma ora  chi capovolge la situazione è Gesù che ne ha l’autorità  : “ E’ stato detto …ma io vi dico.” Quasi a volere rassicurare gli ascoltatori: “sono  io che vi dico che la Buona Novella del Vangelo che supera l’insegnamento antico. Il suo ministero è quello del cambiamento , che ha lo scopo di correggere, perfezionare, completare quello che aveva detto Mosè. Nella pagina proposta dalla liturgia di oggi c’è il nucleo essenziale  della Novità del Suo Regno che Egli è venuto ad inaugurare, E c’è anche,  soprattutto, quanto di più difficile propone il messaggio del nuovo regno. L’argomento centrale è il rapporto con il prossimo,  e una serie di circostanze nelle quali si deve rivelare l’essere cittadini del mondo nuovo voluto da Gesù . L’analisi delle circostanze che Gesù  fa ha un duro impatto  con la mentalità dell’uomo, ma è condizione essenziale avere  e dimostrare un comportamento che è dettato dalla appartenenza a Cristo. Si potrebbe dire: “ insomma, vogliamo essere e non solo apparire  dei veri cristiani?” Allora ecco gli impegni qualificanti in  modo indiscutibile: Amare anche i nemici e quelli che ci odiano, quelli che ci maledicono, perdonare chi ci fa del male, non rifiutare un prestito  necessario al tuo fratello, non giudicare, perché tu non conosci  le motivazioni dell’agire del tuo prossimo; siate generosi nel dare; sarete trattati con la stessa misura. Non comportatevi come i malvagi, i peccatori; la loro sorte avrà la ricompensa dalla giustizia di Dio.  Forse  è alquanto opportuno, per noi cristiani, ricordare che  dobbiamo “sentirci  cristiani” non per il nome che portiamo  ma per le opere che dimostrano la nostra identità. Se dovessimo constatare  che non solo sconosciamo questo insegnamento di Gesù ma  anche che esso  non fa parte della nostra vita quotidiana  e che il nostro rapporto con il prossimo è regolato solo da egoismo, da indifferenza, da facili avversioni e condanna degli altri, dobbiamo chiederci, con sincerità e fermezza :  “ma che razza di cristiano sono io  ? “