CALTANISSETTA – “Documenti”. La parola rimbalza numerose volte nelle intercettazioni che riguardano Silvana Saguto, l’ex presidente della Sezione misure di prevenzione del tribunale di Palermo, sotto processo con l’accusa di essere la regista di un sistema di favori sulla gestione dei beni confiscati alla mafia. Ed e’ stata ripetuta piu’ volte anche oggi nell’udienza di Caltanissetta, durante l’esame dell’ex giudice da parte della pm Claudia Pasciuti. “Documenti” secondo l’accusa era la parola in codice per dire “soldi”. Mazzette che a parere della procura nissena il re degli amministratori giudiziari, Gaetano Cappellano Seminara, avrebbe dato a Saguto in cambio di nomine nell’ambito della gestioni dei patrimoni mafiosi. “No erano solo documenti”, risponde l’ex giudice che nella scorsa udienza aveva scandito di essere stata “allieva di Falcone e Borsellino” e di avere ricevuto segnalazioni per nomine da tanti colleghi. “Erano documenti, in un caso si tratta della misura Sbeglia e volevo vedere le bozze prima del provvedimento”, e continua: “Quando parlo di soldi, come le richieste per le parcelle di mio marito, dico soldi, quando parlo di documenti intendo documenti”. Poi rivendica ancora il suo ruolo e il suo impegno: “Facevo lezione all’universita’, anche alla Cattolica di Milano, sulle misure di prevenzione e venivano pure i magistrati di Palermo”