L’APPROFONDIMENTO. Sicilia: dossier, il 2018 chiude in affanno ma segnali di ripresa 

I sette anni in cui la crisi economica ha colpito piu’ duramente la Sicilia (2008-2014) hanno lasciato un fardello pesante che tuttora grava sulla solidita’ della ripresa. Lo conferma l’analisi congiunturale dell’economia siciliana nel 2018 elaborata dal Servizio statistica e analisi economica della Regione e di cui l’Agi ha potuto prendere visione. Con un -2,1% l’anno di media, la contrazione dei consumi privati ha avuto un ruolo centrale nel calo dell’attivita’ economica, risentendo della contrazione dell’occupazione (-1,6% l’anno), della battuta d’arresto del reddito disponibile e della contrazione del credito bancario specificamente erogato. Inoltre, la caduta pressoche’ ininterrotta degli investimenti (-6,8% in media annua) ha indotto una notevole penalizzazione della spesa in capitale fisso (-44,7%) che comporta tempi di recupero certamente non brevi della dotazione esistente prima della crisi.
INCERTEZZE E DECIMI DI PIL Con queste premesse, l’inversione del ciclo economico avviatasi nel 2015 procede con le incertezze derivanti dalla gravita’ della caduta precedente, dalla contenuta dinamica dell’economia nazionale, dai vincoli di reddito cha condizionano le decisioni di consumo e dai limiti strutturali che influenzano le attivita’ produttive. Gli ultimi aggiornamenti sulla contabilita’ regionale che l’Istat ha diffuso ridefiniscono l’andamento di crescita del Pil siciliano a partire dal 2015, apportando delle correzioni alle stime. Il nuovo profilo delinea un contrastato percorso di uscita dalla crisi, piu’ lento di quello del Mezzogiorno e dell’Italia. Il trend negativo si interrompe nel 2015 con una crescita del Pil dello 0,7%, che pero’ si indebolisce nel biennio successivo (0,3% e 0,5% rispettivamente nel 2016 e 2017), mentre le previsioni per l’anno che si conclude sono lievemente migliori e orientate su un aumento pari a quello meridionale (0,7%) per 4 decimi inferiore al dato nazionale. Il recupero di prodotto a partire dal 2015 dovrebbe aggirarsi intorno a 2,2 punti percentuali, a fronte degli oltre 15 persi nel periodo di crisi, mentre fanno meglio Italia e Mezzogiorno (4,7% e 3,3% rispettivamente).
IL LAVORO… CHE FATICA Note negative provengono dai dati congiunturali relativi al mercato del lavoro. Dopo aver registrato un rallentamento della crescita nel 2017 (0,4% a fronte di 1,6% e 1,2% nel biennio precedente), il numero di occupati nei Servizi risulta in calo nel corso del 2018 in tutte e tre le rilevazioni, riportando una variazione media di -2,3%, osservabile sia nel comparto del commercio (-4,6%) che in quello degli altri servizi (-1,2%).

Le diverse dinamiche occupazionali osservate nei vari settori produttivi, hanno determinato un ammontare complessivo di occupati nella rilevazione Istat di ottobre pari a 1.372 migliaia di unita’, registrando un incremento dello 0,3% rispetto alla stessa rilevazione del 2017. Nella media delle tre rilevazioni dell’anno la variazione si assesta sullo 0,2%, palesando oltre che un rallentamento del ritmo di crescita osservato nel 2017 (1,1%), uno scarto negativo con il risultato del Mezzogiorno (1,2%) e dell’Italia (1,0%). Tra il 2016 e il 2017 e’ risultato in miglioramento il tasso di occupazione 15-64 anni, passando da 40,1 a 40,6 per cento. E’ migliorato anche il tasso di disoccupazione che si riduce, in media d’anno, dal 22,1% al 21,5%, confermandosi, comunque, fra i valori piu’ alti in Italia. La tendenza positiva permane nell’anno in corso: a ottobre il tasso di disoccupazione e’ stato del 19,5%, a fronte del 20,4% dello stesso mese dell’anno 2017; quello di occupazione ha raggiunto il 41%, contro il 40,7% di dodici mesi prima.
I CONSUMI? UN FATTO PRIVATO, PIU’ CASE E AUTO. GIU’ P.A.
La ripresa e’ stata sostenuta dalla domanda interna proveniente dalla spesa delle famiglie, cresciuta dello 0,9% in media negli ultimi 4 anni, e dagli investimenti (2,6%) mentre appare negativo l’andamento dei consumi della pubblica amministrazione. I segnali di ripresa, seppure contenuta, sono comunque riscontrabili in diversi indicatori congiunturali. La rilevazione del clima di fiducia dei consumatori, effettuata da Istat per la ripartizione Mezzogiorno, registra tendenze al rialzo dalla seconda meta’ del 2017, con un recupero migliore per il Sud rispetto al dato nazionale nei mesi piu’ recenti. In coerenza con questo dato, si registra una ripresa in Sicilia e in Italia del numero di immatricolazioni di nuove autovetture a partire dal 2014, dopo la forte caduta registrata negli anni della crisi. Le informazioni piu’ recenti, riferite ai primi nove mesi del 2018, confermano la tendenza espansiva nell’Isola (+1,3 per cento) a fronte di una variazione negativa (-2,4 per cento) a livello nazionale. Aumenta pure, nel primo semestre, la spesa turistica dei siciliani all’estero (piu’ 7,1% secondo i dati della Banca d’Italia) ed e’ in ripresa il volume delle transazioni nel mercato degli immobili residenziali (+8,1%).
NON SOLO OIL, VOLA L’EXPORT Positiva e’ la spinta alla crescita proveniente dalla domanda estera. A chiusura del 2017, dopo la flessione osservata nell’anno precedente, le esportazioni dell’Isola fanno registrare una impennata complessiva del 30,4% a fronte di un +1,1% dell’Italia.

 Con un valore di 8,1 miliardi di euro, i flussi hanno avuto una crescita, in ragione d’anno, del 18,9%, solo parzialmente attribuibile al settore dei prodotti petroliferi (+18%). La componente non oil, infatti, registra un’impennata del 20,2%: spiccano la chimica (12,7%), l’agroalimentare (7,7%), l’elettronica (19,2%), la farmaceutica (10,9%), la metallurgia (26,8%) e le apparecchiature elettriche (41,1%).
L’ISOLA CHE PRODUCE Dopo anni di flessioni, il sistema produttivo siciliano a partire dal 2015 ha cominciato a dare segnali di ripresa, in termini di valore aggiunto. Le stime per il 2018, se confermate, delineano una variazione dello 0,8%. In particolare, l’agricoltura, dopo due anni di flessione della produzione, dovrebbe registrare un timido incremento (0,2%), nonostante gli effetti di una campagna agricola segnata dai fenomeni alluvionali. Buona la produzione di frumento duro che ha coperto il 19% del dato nazionale, registrando un incremento del 7,9%. Inoltre, secondo le stime Ismea, e’ positiva anche la vendemmia 2018, con una produzione di vino e mosto che si attesta sui 4,3 milioni di ettolitri (+5%). L’industria in senso stretto e’ il settore che fa registrare gli incrementi maggiori di valore aggiunto. Le stime danno una variazione dell’1,4% che, sommata a quelle degli ultimi tre anni, determinano un recupero di prodotto del 15,5%. Ancora in sofferenza il comparto delle costruzioni che, dopo aver perso il 53% del valore aggiunto nel periodo 2007-2014, ha avuto un anno di risveglio nel 2015 (3,2%), ma ha poi continuato a mostrare variazioni negative. Previsto un dato positivo a fine 2018 (+1,1%), ma la variazione cumulata degli ultimi quattro anni indica una perdita del 6,4%.
LE IMPRESE SEGNANO POSITIVO, MA IL TURISMO NON VOLA Nel 2017 il tessuto imprenditoriale regionale ha registrato una crescita per la prima volta dal 2007 (0,8%), manifestando una tendenza che permane nell’anno in corso. Alla fine del III trimestre le imprese attive nei servizi sono oltre 217 mila, in crescita dello 0,5% su base annua. Dinamica favorevole per le imprese di alloggio e ristorazione, passate da 13 mila a 25 mila nel corso di un decennio, a fronte di una contrazione di circa 11 mila unita’ nel commercio e di 2 mila nei trasporti. Nel quadro dei servizi e’ da segnalare il buon andamento della ricettivita’ turistica nel 2017, che ha fatto registrare 14,7 milioni di presenze, equamente divisi fra italiani e stranieri, con un aumento del 7,3% rispetto al 2016. I dati, ancora provvisori, riferiti al primo semestre del 2018 indicano pero’ un notevole rallentamento della crescita dei flussi in arrivo (+0,3%).

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