Ancora la presenza di un “supplente “ per la lezione di questa domenica: S. Paolo che scrive ai Filippesi. Per la verità Egli fa il “ presentatore” perché subito cede la parola al già collaudato e stimato “supplente”, che è Giovanni Battista. L’intento della liturgia è quello di invitare alla gioia perché il tempo di Avvento, cioè di attesa , è a metà del suo corso e il Signore che sta per venire è già vicino. Questa espressione, però, secondo il pensiero della prima lettura, intende affermare non soltanto “l’approssimarsi” “ il diventare più vicino” di colui che è aspettato, ma “l’essere già vicino” “accanto” “ a fianco” . “ il Signore è in mezzo a te, è un salvatore potente” Perciò S. Paolo, con giubilo, esorta “ rallegratevi sempre, ve lo ripeto ancora rallegratevi”. Ma queste parole non potranno avere alcun benefico effetto, se non si ha una genuinità e interesse “ alle cose di Dio”, alla sua presenza, alla sua Parola, alla sua amabile paternità che Egli dimostra nei confronti di coloro “ che lo cercano con cuore sincero”. E’ certamente giustificato, poi, pensare che Giovanni nella pagina del vangelo di oggi, parla alle folle in modo appassionato e avvincente, della venuta del Messia e della necessità di fargli buona accoglienza , presentandosi con una vita rinnovata, purificata da comportamenti indegni e, soprattutto, offensivi nei confronti degli altri. E’ ammirevole questa volontà di prendere sul serio l’insegnamento di Giovanni; e così, chiedono con sincerità : “ che dobbiamo fare?” Questa è l’ammissione che occorre davvero la “conversione”, il cambiamento concreto della vita e la concreta disponibilità “ a realizzare la conversione”. Giovanni non suggerisce gesti straordinari e astratti, comprese preghiere e novene, ma gesti di carità: “ condividere” l’essenziale con la carità: “cibo, vestiti, casa”. Alle categorie speciali, i pubblicani, e i militari, chiede la pratica della giustizia, la non violenza; chiede di evitare la sopraffazione, il rispetto della libertà, l’accoglienza. Possiamo leggere, in queste righe, quello che deve essere l’impegno dei cristiani di oggi, per preparare l’animo ad accogliere “ colui che deve venire” con le buone opere e una generosa carità.