Questa domenica segna l’inizio di un nuovo ciclo di commemorazioni, di feste, e si basa soprattutto sulla memoria della vicenda terrena di Gesù . Come è ovvio si incomincia col ricordare la sua venuta sulla terra, cioè il Natale, e quindi un tempo adeguato per preparare questo grande e unico evento, ed è il tempo di Avvento che vale come attesa e preparazione. Dunque inizia un periodo breve di appena un mese che dovrebbe avere per i fedeli “una tonalità” particolare, cioè “uno stile di vita” che riveli quanta attenzione e interesse si ha nell’attendere l’evento straordinario, sempre uguale ( per la storia ) e sempre nuovo “ (nelle emozioni) Purtroppo, magari timidamente, si può dire che a tanto impegno ed entusiasmo della Chiesa, con la liturgia tipica di Avvento, non corrisponde altrettanto interesse da parte dei fedeli. Il predominio di attesa e preparazione è quello dell’aspetto esteriore: bello, buono, opportuno, ammaliante , suggestivo, ma non è quello più sostanziale, dal punto di vista genuinamente cristiano, quello dello spirito. Bisogna sapere armonizzare i due aspetti per un senso pieno e più valido dell’attesa della nascita di Gesù.Il Vangelo, che solitamente ci orienta nella riflessione domenicale, sembra ostacolare un po’ la valutazione di questa dimensione. Parla della venuta di Gesù, ma quella detta “ la seconda venuta” che poi è la fine della storia dell’umanità e il giudizio finale. Ecco perché Gesà ci parla del giorno quando il Figlio dell’Uomo “verrà con potenza e gloria grande”. E si premura di raccomandarci come potremo sfuggire a tutto quello che” quel giorno dovrà accadere” E così ci dice . “ State attenti che i vostri cuori non si appesantiscano in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita. Vegliate e pregate ..” Questa è la maniera di intendere concretamente il “ senso di Avvento”, fare memoria di quel che è stato ( la nascita di Gesù, il Natale), e prepararsi “ per quello che sarà” ( il giudizio finale ),per comparire davanti al Figlio dell’Uomo, fiduciosi e tranquilli, purificati da ogni umana fragilità:
“E sedutosi … li ammaestrava”; I vostri cuori non si appesantiscano… per sfuggire a ciò che dovrà accadere…(di don Salvatore Callari
Lun, 03/12/2018 - 07:30
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