Ancora una volta siamo in dissonanza con il titolo della rubrica. Non è Gesù che si siede ad ammaestrarci ma sono ancora dei “supplenti” nostri maestri per questa riflessione. Siamo alla vigilia di Natale. La Liturgia si muove su una dimensione di esultanza, espressa a più voci che passeremo in rassegna. Inizia il profeta Michea che “ apostrofa “ Betlemme invitandola alla gioia più sentita, perché da piccolo paese qual è diventerà famoso in tutto il mondo perché vi nascerà colui che sarà il dominatore. Maria che ha appena ricevuto l’annuncio dell’angelo, ripiena di Spirito Santo , con lo stimolo del giubilo, si affretta ad andare da Elisabetta che è in attesa del bambino “ profeta dell’Altissimo “ che preparerà la via del Signore, e avverte nel grembo l’esultanza del suo figlio. In un empito di gaudio saluta colei che ha creduto alla parola del Signore ed è beata. Maria risponde con l’inno della gioia e del ringraziamento: Magnificat anima mea Dominum.La Liturgia ci presenta questa mirabile sinfonia di giubilo e di fede e di gratitudine . Non possiamo restare estranei a queste voci che sono il segno del Salvatore in arrivo, e ci invitano a festeggiare il Natale con sentimenti di fede, di amore, avvolti e suggestionati da questo mistero che rivela la misericordia del Padre verso tutti gli uomini per i quali ha programmato ed attuato questo singolare evento: la presenza di Dio in un bambino che verrà a riunire l’umanità in una sola famiglia, superando le meschine rivalità, le ingiustificate gelosie, e le inammissibili pretese di dominio, offensivo della libertà e della dignità umana. Il Natale è la festa della condivisione. Gesù “condivide la sua divinità” “ con la umanità”; a noi tutti darà il compito di “ condividere” nella sincerità l’amore per i nostri fratelli