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Santa Croce Camerina, danneggiata e rubata la lapide del piccolo Loris

Redazione

Santa Croce Camerina, danneggiata e rubata la lapide del piccolo Loris

Gio, 04/10/2018 - 08:27

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È stata danneggiata e poi rubata la lapide in memoria di Loris Stival in contrada Vecchio Mulino a Santa Croce Camerina.  A denunciarlo ai carabinieri è stato il nonno materno, Franco Panarello, che era andato a pregare per il nipotino, trovato morto il 29 novembre 2014  proprio in quel posto.

Nonno Franco si è recato a pregare nel luogo del ritrovamento del nipote l’ultima volta il 22 settembre. Ieri è tornato in contrada Vecchio Mulino e si è accorto del danneggiamento della stele commemorativa. Franco Panarello è andato immediatamente alla caserma dei carabinieri a denunciare il fatto.

Intervistato ai microfoni di “Mattino Cinque”  spiega cosa ha provato: “Vuol dire che questo bambino dà ancora fastidio a qualcuno. Dopo quattro anni non lo lasciano riposare in pace. Qui è dove è stato trovato morto mio nipote, al cimitero c’è il suo corpo, ma qui ci sarà per sempre la sua anima”.

Nella pagina Facebook “Giustizia per Andrea Loris Stival”, Milly ha postato due foto del danneggiamento. Lo scorso 5 luglio la Corte d’assise d’appello di Catania ha confermato la condanna a trent’anni stabilita dalla sentenza di primo grado, del 17 ottobre del 2016, emessa dal Gup di Ragusa Andrea Reale, nei confronti di Veronica Panarello. La donna è accusata di avere ucciso il 29 novembre del 2014, il figlio Loris di 8 anni. Terribile l’accusa per lei:  avrebbe strangolato suo figlio nella loro casa di Santa Croce Camerina con delle fascette di plastica e poi  avrebbe gettato il suo corpo nel canalone di contrada Mulino Vecchio.

La sentenza è stata letta alla presenza della stessa Veronica che in aula ha urlato e inveito contro il suocero, Andrea Stival. La donna lo accusa di essere stato lui a uccidere Loris per timore che rivelasse al padre la loro presunta relazione. Una versione che non è stata creduta dai giudici. In aula, in piedi, lo ha indicato più volte dicendo: “Sei contento? È tutta colpa tua, ma ti ammazzo con le mie mani quando esco”. (di Silvia Iacono, fonte gds.it)

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