A moderare l’incontro la giornalista Giovanna Caggegi che ha presentato l’opera di Mistretta
Tra il pubblico, il francescano Fra’ Luigi Sapia di Mussomeli, trasferito a Catania dopo la chiusura del convento di Mussomeli; lo scultore di Mussomeli, Calogero Barba, accompagnato dal collega nisseno, Lillo Giuliana; il produttore cinematografico Sergio Di Stefano, gli scrittore Massimo Maugeri e Salvo Zappulla, il direttore di SicilyMag, Gianni Caracoglia.
De Il canto dell’upupa hanno scritto.
“Il pregio maggiore di questo scrittore è la capacità di dare alle sue storie una costruzione così articolata, così certosina da sembrare, il suo, un lavoro di ricamo, dove nulla è lasciato al caso. Non una svista, non una incongruenza. Mistretta è scrittore impegnato, non scrive per diletto o per il piacere di evadere dalla realtà; ne “Il canto dell’upupa” la realtà, in tutte le sue misere sfaccettature, è sempre presente, diventa materia letteraria, plasma sanguigno da offrire ai lettori. Il romanzo tratta argomenti scabrosi che spesso si preferirebbe far finta di ignorare e voltare il capo colpevolmente dall’altra parte, tratta la pedofilia e l’incesto, ce li pone davanti, ci costringe a respirarne l’odore rancido di uomini andati a male. E lo fa con rabbia e indignazione. È sofferenza autentica la sua, un urlo che si leva dal cuore, un cancro che vorrebbe estirpare. Mistretta è scrittore, non un magistrato o un chirurgo, usa la penna al posto del bisturi e incide, scava nei recessi più reconditi delle umane aberrazioni fino a tirarne fuori tutto il marcio. (Salvo Zappulla, La Sicilia).
“Sulle tracce del pestaggio che ha ridotto in fin di vita un pappone, seguito dall’efferato omicidio di un mite elettricista con la passione per la tecnologia, Saverio Bonanno si affaccia sul lato più oscuro dell’animo umano simboleggiato dall’upupa e io, come nipote di Sherlock Holmes, mi sono ritrovata avviluppata nella trama, con gli occhi incollati alle pagine, desiderosa di arrivare alla soluzione e, allo stesso tempo, di continuare la lettura e non scoprirla mai.” (Giusi Patti, I viaggi di Cicerone).
“Roberto Mistretta è molto bravo nel trasmettere il disgusto e la sensazione di marcio che attanaglia il maresciallo Bonanno alle prese con il mondo sordido della pedofilia; pagina dopo pagina si sente l’angoscia e il senso di impotenza che prova il protagonista davanti ad una piovra, ad un’organizzazione che sembra irraggiungibile e intoccabile, coperta da sistemi informatici sofisticati e difficilmente violabili.” (Massimo Ghigi, Gialloecucina).
Saverio Bonanno si affaccia sull’abisso più tetro dell’animo umano simboleggiato dall’upupa, l’uccello erroneamente descritto da Ugo Foscolo ne I sepolcri come lugubre animale notturno, e scelto come sigla sulla Rete di una inquietante organizzazione di pedofili” (Giovanna Caggegi, Vivere)
https://youtu.be/r3Z60t_lBlk