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Marianopoli, denuncia di diffamazione: assolti con formula piena consiglieri Graziella Noto e Giuseppe Cannella

Carmelo Barba

Marianopoli, denuncia di diffamazione: assolti con formula piena consiglieri Graziella Noto e Giuseppe Cannella

Gio, 25/10/2018 - 07:30

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MARIANOPOLI – Assolti con formula piena i consiglieri comunali Graziella Noto e Giuseppe Cannella. Si è concluso lo scorso giorno 18 ottobre il processo iniziato il 11 Febbraio del 2016 davanti al Giudice di Pace  Dott.sa Rosaria De Caro che vedeva imputati i consiglieri comunali Graziella Noto e Giuseppe Cannella. A denunciarli era stato l’ex Sindaco Carmelo Montagna e l’accusa per i due consiglieri era quella di aver diffamato, nella passata legislatura,  Montagna con la frase “… è fin troppo ovvio che Lei sia disposto ad arrampicarsi anche sugli specchi pur di difendersi” con riferimento al comizio del 28.07.2013 da parte di Vaccaro Calogero il quale, a dire del Montagna con una sua nota prot. n. 6075 del 04.12.2013, additava l’amministrazione comunale ed i suoi funzionari, tra i quali il Montagna, di far parte di una “cupola mafiosa”. L’ex sindaco Montagna, costituitosi parte civile è stato assistito nel procedimento dall’avv. Walter Tesauro mentre i consiglieri Graziella Noto e Cannella sono stati difesi dall’avv. Rosa Mendola. Dopo una lunga fase dibattimentale che ha visto sfilare diversi testimoni il Pubblico Ministero, Dott.sa Ines Termini, ha concluso la sua requisitoria chiedendo per  Noto e Cannella l’assoluzione con formula piena perché il fatto non costituisce reato. L’avvocato di parte civile Walter Tesauro ha richiesto la condanna degli imputati. L’avv. Rosa Mendola, alla richiesta di assoluzione dei propri assistiti da parte del Pubblico Ministero, ovviamente si è associata con una articolata motivazione con la quale tra l’altro ha ha fatto emergere che nessuna frase diffamatoria era stata rivolta a Montagna dai suoi assistiti. Il Giudice accogliendo la richiesta del Pubblico Ministero Dott.sa Ines Termini e la tesi difensiva dell’avv. Rosa Mendola ha mandato assolti tutti e due gli imputati perché il fatto non costituisce reato, riservandosi di depositare successivamente le motivazioni della sentenza.