Dalla proclamazione della Parola di Dio, specialmente quella domenicale, ( che forse per molti è l’unica ) ci aspettiamo sempre un insegnamento utile per la vita cristiana. Si dà per scontato che sia ascoltata con attenzione e …. riveduta mentalmente e confrontata con la vita. Assai spesso è di chiara evidenza l’insegnamento che vuole impartirci, altre volte occorre una guida e un approfondimento. Forse è meglio dire occorre “ intuire e dedurre “. Scoprire il pensiero del Signore per farne oggetto di meditazione. Limitandomi al solo Vangelo penso che la prima impressione sia una serena constatazione del fatto, del miracolo del cieco di Gerico. La narrazione è limpida, vivace, e, in fondo, confortante, ammirando la accondiscendenza di Gesù, la disponibilità ad accogliere la richiesta del cieco. Potremmo dire che fa bene alla nostra fede vedere Gesù buono e misericordioso. E anche che è edificante e commovente il comportamento di Bartimeo, il cieco, che ha tanta fiducia e fede in Gesù e lo invoca calorosamente. A questo punto vorrei pensare che non bastano questi semplici rilievi , quasi esteriori. Allora ecco il compito di “ intuire e dedurre”. Che cosa ? Che la liturgia ci invita ad esaminarci sul piano della fede. Quella nostra, personale, quella che crediamo di avere. E’ superfluo dire che è fondamentale per “potersi dire cristiani”. E’ strano, è triste, come ha scritto qualcuno, che oggi si dà il caso che “ un uomo intimamente cristiano”, sia…. concretamente ateo, perché gli sfugge il legame cosciente , lucido, consapevole , con Dio. Forse è esagerato dire che vive come se Dio non ci fosse. Non lo pensa, non lo prega, non lo ubbidisce, ma va a messa la domenica. Ben diversa è la situazione di chi è angustiato dai dubbi, è tentato di contestare Dio, di …. minacciarlo di …. abbandono, ma prega, lo interpella, si lamenta . Si può dire che è vero credente chi tenta di uscire da questo garbuglio e si affida al Signore, chiedendo la luce della verità, come il cieco, la vista. E potrà vedere con ”gli occhi della fede” , che in mezzo a tante contraddizioni e stranezze della vita. è meglio rivolgersi al Signore pregando umilmente, senza pretese di chiara comprensione, : “Mostrami , Signore, la tua via, – perché nella tua verità io cammini – donami, Signore, un cuore semplice — che tema il tuo nome .” ) ( Dal Salmo 85 )