“Villette truffa” a Caltanissetta: tre condanne, al consigliere comunale Angelo Scalia 2 anni e 10 mesi

CALTANISSETTA – Il giudice monocratico Salvatore Palmeri ha inflitto la pena di due anni e 10 mesi di reclusione (più mille euro di multa) ad Angelo Scalia, Consigliere comunale di Caltanissetta, ritenuto responsabile di truffa ai danni di una cooperativa; l’imputato è stato anche condannato ad una provvisionale di 150mila euro, al risarcimento dei danni in favore della parte civile costituita da liquidarsi in separata sede, oltre al rimborso delle spese di costituzione e difesa della stessa. Oltre lui, a giudizio con la medesima imputazione, il fratello Pietro Scalia (46 anni), e  l’ex presidente della coop “Todesca” Gianluca Vitalizio (40 anni); davanti al giudice anche la moglie di Angelo Scalia, Rita Pasqualina Cravotta (49 anni) per ricettazione. La vicenda giudiziaria ha “sviscerato” la truffa che ha riguardato la costruzione di dieci alloggi in via Padre Scuderi e che ha preso il via dopo la denuncia dei sei soci della cooperativa edilizia “Todesca”, costituitisi parte civile con l’avvocato Giacomo Vitello.

Pietro Scalia è stato assolto per non aver commesso il fatto così come richiesto dal PM; la richiesta di assoluzione era stata enunciata anche per Rita Pasqualina Cravotta che invece è stata ritenuta colpevole di ricettazione e condannata a due anni (pena sospesa). A Gianluca Vitalizio è stata comminata la pena di un anno (sospesa): l’imputato durante il processo oltre ad aver ammesso le proprie responsabilità ha ‘restituito’ ai sei soci della cooperativa 10mila euro ciascuno, per un totale di 60mila euro La sentenza nel pomeriggio di oggi, dopo una camera di consiglio, protrattasi per quasi dieci ore; un processo lungo due anni, con oltre trenta testimoni e numerose perizie.

Angelo Scalia, era anche l’originario proprietario del terreno su cui dovevano sorgere gli alloggi ed anche progettista del piano di lottizzazione e del progetto esecutivo per la costruzione delle abitazioni, i cui lavori erano stati affidati alla società “Area”, amministrata dallo stesso Scalia, che in realtà sarebbe stata di fatto fittizia in quanto priva di struttura organizzativa, personale e mezzi. Infatti, nei pressi del luogo in cui sarebbero dovuti sorgere gli alloggi (poi non realizzati) era in costruzione una villetta di proprietà dello stesso Angelo Scalia. La costruzione della villetta, sempre secondo la tesi dell’accusa, è stata portata avanti utilizzando fondi e materiali destinati invece alla realizzazione dei dieci alloggi e quindi procurando un danno alla coop “Todesca”. Villa poi acquistata dalla moglie Cravotta per la quale successivamente è scattata l’imputazione per ricettazione.

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