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Processo omicidio Aldo Naro, colpo di scena: teste cambia versione, “ho taciuto temendo ripercussioni”

Redazione

Processo omicidio Aldo Naro, colpo di scena: teste cambia versione, “ho taciuto temendo ripercussioni”

Mer, 05/09/2018 - 10:58

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Drammatico colpo di scena al processo per la morte di Aldo Naro, il giovane medico nisseno ucciso la notte tra il 13 e il 14 febbraio 2015 nella discoteca Goa di Palermo.

Nel corso del giudizio ordinario per rissa aggravata e favoreggiamento a carico di Basile Antonino, Francesco Troia e Massimo Barbaro (sezione quarta, giudice Sergio Ziino), il testimone Gabriele Citarrella, uno dei buttafuori in servizio presso il locale dello Zen, ha confessato di avere partecipato all’aggressione del ragazzo sferrandogli dei calci con gli anfibi. Incalzato dalle domande degli avvocati di parte civile, Salvatore Falzone e Antonino Falzone, Citarrella ha ricostruito gli eventi che hanno preceduto la morte di Naro. L’ex buttafuori ha raccontato che intorno alle tre il giovane travestito da Joker, con il viso bianco e le labbra rosse, è rimasto vittima di un brutale pestaggio all’interno del privè. Accerchiato all’incirca da una decina di persone, Naro veniva colpito per una decina di minuti con calci e pugni. Riverso per terra, con le mani a protezione del volto, il ragazzo provava inutilmente a schivare i colpi muovendo le gambe. “Non riusciva ad alzarsi” ha detto il testimone. “Veniva colpito soprattutto nella parte dell’addome ma anche in altri posti”.

E ha aggiunto: “Io ho dato solamente un calcio nelle natiche. Uno o due, non ricordo esattamente. Ho sbagliato, ammetto di avere sbagliato, ho agito d’istinto. Purtroppo in quel momento mi sono ritrovato a fare questo gesto, che tuttora non arrivo a comprendere”.

Citarrella ha anche confermato la versione resa a suo tempo alla polizia giudiziaria sulla responsabilità del collega buttafuori Troia: “Ho visto Troia che, trovandosi di fianco al ragazzo, scalciava anche lui per difendersi dai calci del ragazzo che era a terra. E quindi lo colpiva alle gambe e al fianco”.

Gli avvocati di parte civile hanno chiesto al testimone di chiarire, una per una, le vistose contraddizioni contenute nelle dichiarazioni rese alla Procura in fase di indagini. Dichiarazioni nelle quali lo stesso Citarrella aveva già ammesso le sue colpe. Dopo un serrato botta e risposta, grazie anche all’intervento del giudice, Citarrella ha ammesso di avere spinto il giovane facendolo precipitare per le scale di accesso al privè. “E’ caduto rotolando dalle scale” ha spiegato il teste. Dopo la caduta, “il ragazzo giaceva supino, di poco sul fianco destro. Era stordito, confuso, respirava ma non era cosciente”. “Proprio in quel momento giungeva dal centro della pista da ballo una persona che si diresse verso Joker e scagliò un violentissimo calcio con il piede destro e colpì lo stesso Joker sul collo di  poco sotto la mandibola”. “Dopo aver visto il calcio,alzai lo sguardo e riuscii a vedere l’ aggressore” . A quel punto – continua Citarrella – “andai a prendere acqua e ghiaccio. Al mio ritorno vedo la porta che dà verso l’esterno aperta. Il ragazzo non era più all’interno della sala, era messo fuori”. Secondo un altro testimone infatti Massimo Barbaro, uno dei proprietari del Goa, avrebbe ordinato ai buttafuori di trasportare il ragazzo all’esterno della discoteca nonostante il freddo e la pioggia.

Citarrella ha inoltre riferito che a fine serata i buttafuori furono convocati al centro della pista dal responsabile della sicurezza, Franco Meschisi, il quale ordinò loro di non far trapelare che “l’aggressore era con noi”. Non bisognava far capire, per il discorso della sicurezza in nero, che era stato uno di loro a creare questa rissa, questo parapiglia che è successo”.

Sul perché abbia finora taciuto una serie di importanti circostanze, Citarrella ha risposto: “Per paura, era gente poco raccomandabile. Ho avuto paura di ripercussioni per me e per la mia famiglia” ha specificato riferendosi ai buttafuori abusivi presenti quella sera al Goa.

L’avvocato Salvino Pantuso, difensore dell’imputato Troia, gli ha chiesto: “Lei dice di aver colpito con calci il ragazzo che si trovava per terra. Per questo fatti è stato incriminato?”. Secca la risposta di Citarrella: “No”.

Si torna in aula venerdì 7 settembre per l’audizione di altri testimoni.

A fine settembre, invece, le parti civili rassegneranno le proprie conclusioni nel giudizio abbreviato scelto da alcuni imputati.

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