La processione . Da ogni parte del paese la gente accorre spinta da un unico desiderio, vedere la Madonna all’uscita dalla chiesa e poi sfilare in processione. In breve tempo le strade che si affacciano sul santuario e lo spiazzale antistante, sono gremiti di folla; anche la strada che si trova al di sopra del massiccio bastione che sovrasta lo spiazzale diventa uno splendido e immenso balcone da dove la gente può godere dall’alto lo spettacolo, vecchio e sempre nuovo “ dell’uscita della Madonna”.
Al momento opportuno viene dato il segnale di inizio. Il clero che si trova dentro la chiesa e vicino al simulacro, muove verso l’uscita. Al grido vibrato di VIVA MARIA , i portatori pongono le loro spalle sotto le stanghe e la statua si stacca dai trespoli e lentamente raggiunge il gran portone.
Ci sono alcuni momenti di profondo silenzio e con l’animo sospeso la folla attende. Ed eccola arrivare la Madonna dei Miracoli, maestosa sopra il fercolo e sotto lo splendido baldacchino. Si ha l’effetto di una autentica apparizione e la gente è attonita, con lo sguardo inchiodato a quella immagine che, tra riflessi dorati, col luccicore del volto e un amabilissimo sorriso, dispensa beatitudine. Il supporto umano delle spalle consente alla statua dei vacillamenti che fanno sprigionare soprassalti di paura , accentuati dalla strana e autonoma mobilità delle colonne del baldacchino che suscitano brividi mozzafiato Le luci sembrano diventate più splendenti ; al vivente tappeto variopinto di una folla pigiatissima, si aggiungono gli sgargianti colori delle confraternite con i loro labari e lanterne dalle svariate fogge. Le campane sprigionano un concerto giocondo, gli scoppi rumoreggiano incalzanti,la banda si inebria con note osannanti e al grido di Viva Maria, la folla ha una robusta esplosione di esultanza. Si rinnova, ancor più gagliardo, il fremito della sera precedente. Si crea una inesplicabile atmosfera dalle molte sfaccettature, con le frange del folklore e la severità del misticismo, con le malie di una innocente magia e la devozione nutrita da segrete angosce e represse invocazioni, con aspetti profondamente cristiani e le insidie di un vuoto tradizionalismo. Perplessità critiche e dubbi… pastorali. Ma noi crediamo che in quel momento, scongiurando debolezze e incostanze, l’occhio magnanimo e materno di Maria, veda una sola consolante realtà: la folla immensa dei suoi figli che sinceramente l’acclamano. E poi questa realtà, viva e palpitante, indistinta nella molteplicità, quasi astrazione surreale, immersa in un affettuoso caleidoscopio di preghiere e canti, di lacrime e sorrisi, si scioglie, e tra stenti, lentissimamente avanza per disporsi al pio pellegrinaggio della processione.
Quelli che snodano in fila, procedono e si frammentano in segmenti multipli che snaturano, in qualche modo, la unicità del corteo processionale, rendendolo un po’ avulso, ma idealmente collegato alla fonte per opzione iniziale di fondo. Tuttavia la voce dei diffusori portatili guida e accompagna la recita del Rosario anche dei fedeli posti, numerosi ed attenti ai margini delle strade, e dei fedeli pellegrini in processione, e anche se a ritmo irregolare , insieme, compongono una grande anima orante, motivo di spirituale compiacimento. A tarda sera, la Madonna fa il suo rientro al santuario mentre si ripetono gli evviva esultanti, tra scoppi, luci e suoni che suggellano la festa di un popolo devoto. La importanza della festività si rileva anche dal fatto che dopo otto giorni si rifà tutto da capo, con una nuova intera giornata dedicata alla SS. Vergine e che si chiude ancora con la processione. C’è un lieve calo di presenze perché i molti “ forestieri” mussomelesi, venuti da ogni parte d’Italia e dall’estero , riprendono la via del ritorno, come tanti raggi, messaggeri di Maria a narrare le sue meraviglie, avendo negli occhi una visione estatica e commossa, e nel cuore una nostalgia frizzante e insopprimibile, col germe di rigogliose promesse: tornare ancora a Mussomeli “ pp’a Madonna”. (Foto di Vito Catalano)