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Mussomeli, Giacomo Longo: un eroe e benefattore da non dimenticare

Carmelo Barba

Mussomeli, Giacomo Longo: un eroe e benefattore da non dimenticare

Mar, 14/08/2018 - 07:00

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(dal prof. Salvatore Vaccaro) –  150 anni fa, il 14 agosto del 1868, a soli 26 anni, moriva a Palermo Giacomo Longo, che, come riporta il nostro storico Giuseppe Sorge nelle sue “Cronache”, fu uno dei grandi benefattori della nostra comunità. Fu anche, come si rileva dalle stesse pagine del Sorge e di quelle del Mulé Bertolo ne “la Rivoluzione del 1848 e la provincia di Caltanissetta”, a soli 18 anni, intrepido protagonista, qui a Mussomeli e nei paesi viciniori, delle lotte per il Risorgimento italiano. Una straordinaria e bellissima figura della nostra storia, purtroppo del tutto sconosciuta ai più, che mi ha sempre affascinato per il suo coraggio e la sua generosità.

Credo, per quelli che ancora non l’abbiano fatto, che varrebbe la pena di leggere le avvincenti pagine di Mulè Bertolo e del Sorge, in cui si parla del diciottenne Longo che, sulla piazza del palazzo (piazza Roma), nell’aprile del 1860, arringava la folla con parole di amore patrio e spirito rivoluzionario, e si scagliava contro la tirannide borbonica suscitando grida enormi di plauso nel popolo entusiasta che, poi, correva  alla casa del comune prendendo e scaraventando a terra i busti in gesso dei sovrani borbonici. Subito dopo veniva ricostituita la Guardia nazionale, e Giacomo Longo, con il grado di capitano di compagnia, lavorava ad alimentare l’entusiasmo rivoluzionario a Mussomeli e nei paesi vicini dove si recava con i suoi militi, “in armi e bagaglio e a suon di tamburo”, per far trionfare la causa della libertà e dell’Unità d’Italia.

Degli anni successivi al 1860 si sa ancora poco della vita di questo ardimentoso giovane, a cui morti prematuramente i suoi genitori, gli farà da padre adottivo lo zio sacerdote Pietro Nigrelli, fratello della madre, che lo farà studiare a Palermo dove conseguirà la laurea in Giurisprudenza, e dove morirà, “colpito da fiero morbo”, nel 1868. Sentendosi morire, il giovane Longo, proprietario di ben 164 salme  dell’ex feudo Recalmici, nel territorio tra Cammarata e Valledolmo, l’eroico capitano della Guardia nazionale in quei tumultuosi mesi del 1860, poi consigliere ed assessore comunale, “manifestò il desiderio di fare il suo testamento e di destinare il grosso della sua sostanza alla fondazione di un ospedale a Mussomeli”. Per l’improvviso aggravarsi della sua malattia e per le mene ritardatarie di qualche erede, non  fu possibile trascrivere il conseguente atto notarile ma alcuni amici presenti al suo capezzale,  tra i quali il padre dello storico Sorge, testimoniarono che quelle erano le sue ultime volontà e che dovevano essere eseguite come lui aveva voluto. Fra tanti ostacoli frapposti da chi era interessato alla sua lauta eredità, in particolare lo zio sac. Nigrelli ottenne 54 salme di terra “per essere ricompensato dell’affetto e delle cure che, quale secondo padre, aveva avuto di lui”, si riuscì grazie agli amici, ad uomini liberali, come il sindaco e deputato Giuseppe Giudici, ed alla fermezza della sorella di Giacomo, suor Domenica Longo, monaca nel monastero di San Vincenzo di Agrigento, rimasta unica erede, a far fallire tutti i raggiri di chi aspirava a prendersi tutto ed a farsi beffe della volontà del nostro benefattore, e dopo lunghissime trattative, con atto del 21 settembre 1900 si giunse all’atto istitutivo dell’ospedale, che, come vollero due canonici della diocesi di Agrigento, fiduciari di suor Domenica, verrà intitolato alla Madonna “Maria Immacolata”, non gradendo, molto probabilmente, che un ospedale potesse essere intitolato ad un giovane liberale e rivoluzionario antiborbonico! Per fortuna, i primi amministratori dell’ospedale, che comincerà ad operare dopo il 1903, tra i quali Salvatore Sorge, fratello dello storico Giuseppe, aggiungeranno Longo al nome Maria Immacolata nella corrispondenza ufficiale, ma lo Statuto non sarà più modificato. Amaro il commento del Sorge alla fine delle pagine dedicate al nostro benemerito concittadino: “nessuno ha pensato a rivendicarne le ceneri che giacciono dimenticate a Palermo, nel corridoio nuovo del cimitero dei Cappuccini… ma sulla ingratitudine umana veglia e veglierà vindice la storia, che porrà il nome di Giacomo Longo fra i grandi benefattori di Mussomeli”. Qualche anno dopo, però, qualcuno, forse il fratello, sensibilizzato dal nostro storico, pensò bene di far scolpire due busti per i due fratelli fondatori, Giacomo e Suor Domenica, che ora si trovano, nella sala d’aspetto del pronto soccorso del nuovo ospedale.

     In una mia nota al riguardo di qualche anno fa – scrive ancora il prof. Salvatore Vaccaro, auspicavo che il Comune e l’ASP lo commemorassero con una piccola cerimonia a cui far partecipare tutti i cittadini, dimostrando così, ancora oggi, la propria riconoscenza verso questo giovanissimo eroe e benemerito. Non si ha notizia che vi sia qualche iniziativa in programma, ma, voglio sperare, che, nelle prossime settimane, autorità comunali e dirigenti dell’ASP, congiuntamente, gli dedichino una piccola festa e un discorso pubblico, in cui si annunci pure che si intende intitolargli una scuola, un luogo in cui approfondire la sua straordinaria figura storica ed il valore profondamente educativo della sua dedizione per la nostra comunità. Sarebbe pure altamente significativo, conclude Vaccaro,  che, al più presto, attingendo ai fondi europei, si potesse annunciare che si presenterà, al più presto, un progetto di restauro e di riutilizzo del vecchio ospedale, un inestimabile monumento storico-architettonico del nostro paese, ora del tutto abbandonato”.

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