Continuando la lettura del Vangelo di Giovanni, la Chiesa , nella liturgia di oggi ribadisce il concetto, “la misteriosa realtà” di Gesù che è il pane disceso dal cielo. Nel poco spazio che ci è consentito in questo modesto servizio settimanale , abbiamo già sottolineato che il pane-manna, dato dal cielo è simbolo profetico della Eucaristia; così pure il miracolo della moltiplicazione dei pani e ei pesci, è profetico annuncio del vero pane del cielo che è l’Eucaristia. E’ giustificabile che gli Ebrei si meraviglino, increduli, quando Gesù dice : Io sono il pane del cielo. Ma è interessante notare come la liturgia accosta alla Eucaristia, un altro pane, pur esso simbolico, quello mangiato dal profeta Elia nel deserto. In questo pane si evidenzia più chiaramente “che è pane che sostiene , che è forza nel cammino della vita”. Il profeta, anziano, stanco della lotta a difesa della fede, si incammina nel deserto . Ad un tratto si ferma e desidera morire. Il Signore gli manda per due volte un angelo che gli dà del pane e dell’acqua , e rinvigorito, continua il suo cammino. Splendida l’affermazione “ per 40 giorni e 40 notti camminò con la forza di quel cibo: in fortitudine cibi illius” . Gesù che si identifica col pane disceso dal cielo, può affermare : “Io sono il pane vero, e chi viene a me non avrà più fame e chi crede in me non avrà più sete”. E’ il concetto espresso alla samaritana. Ma la mormorazione degli Ebrei rileva : “come può dire costui di essere disceso dal cielo ? Non è il figlio del falegname ? di lui conosciamo la madre , e i parenti ! Ma Gesù “ non molla”; Gesù dà l’esempio di una “saggia caparbietà”, come del resto aveva fatto Dio col profeta Elia e il profeta Giona. Insiste con loro a osservare il suo comando ed Elia ebbe forza per 40 giorni e Giona tornò a Ninive a predicare la conversione. Gesù sa che il suo pane dà la vita al mondo, se “mangiato” con fede; quel pane è farmaco di immortalità, garanzia di salvezza. Non “cede” di un palmo, alla opposizione; questo è necessario, questa è l’opera di Dio “credere” in colui che ha mandato. La caparbietà non è solo ostinazione nel volere perseguire nella via del male, ma è anche, nobilmente, attaccamento a progetti e propositi di bene per camminare nella via del Signore. La nostra fede è in Lui, che scelga di essere nel mistero del pane, o agisca con la sua Parola, o che ci sia di guida con la sua sapienza.: Ha solennemente affermato : Io sono la Via, la Verità e la Vita,” Invochiamolo : Credo “Domine, adauge mihi fidem”.
“E sedutosi …li ammaestrava”: Non mormorate tra di Voi! (di don Salvatore Callari)
Lun, 13/08/2018 - 07:00
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