SAN CATALDO. I consiglieri comunali del Pd Marco Andaloro e Marianna Guttilla hanno preso posizione sulla vicenda legata alla recente ordinanza del sindaco che ha disposto il divieto di apertura di negozi di prodotti a base di canapa. Lo hanno fatto con un comunicato stampa che riceviamo e pubblichiamo:
<Il 6 luglio il Sindaco Modaffari ha emanato un’ordinanza con cui viene fatto divieto “di apertura sul territorio comunale di negozi e punti vendita al dettaglio di prodotti a base di cannabis e canapa legale”. Sul punto è necessario fare chiarezza per evitare che si diffondano messaggi sbagliati ai cittadini. Innanzitutto va precisato che non è in vigore alcuna legalizzazione indiscriminata di cannabis, che nell’immaginario comune è legata al solo consumo di marijuana. La diffusione dei “growshops” è diretta conseguenza della L. n. 242/2016 che ha disciplinato per la prima volta la coltivazione della pianta di canapa e la relativa filiera agroindustriale. La canapa è una pianta da cui è possibile ottenere numerosi prodotti, utilizzabili in diversi campi: dai cosmetici alle fibre tessili, dagli oli agli alimenti, dalla bioingegneria alla depurazione di siti inquinati, e persino come base per i medicinali. Il limite legale posto dal legislatore è la bassissima (quasi nulla) presenza di THC, che è il principio psicotropo che ha reso illegale la pianta in molti Paesi del mondo (ma che è anche a base di alcuni medicinali per via delle proprietà antidolorifiche), pari al massimo allo 0,2%. Per avere un termine di paragone basti pensare che alcune piante vendute in Olanda, dove vi è una vera e propria legalizzazione, contengono un THC fino al 30%. Di per sé pertanto i “growshops” non vendono piante di canapa destinate all’uso ricreativo, ma allo stesso tempo nulla vieta che qualcuno possa acquistarle con quello scopo. Stiamo parlando quindi soltanto di una parte del mondo innovativo della coltivazione della canapa. Proprio il possibile uso ricreativo ha spinto, di recente, il Consiglio Superiore della Sanità ad avvertire che in assenza di regolamentazione non può essere esclusa la pericolosità del consumo continuativo di prodotti cannabinoidi. Il monito, pienamente legittimo, non è certo diretto al Sindaco di San Cataldo, ma al Parlamento affinché venga regolamentata la vendita di prodotti di canapa e soprattutto l’aspetto ricreativo. Sarà compito dei nostri onorevoli deputati provvedere, e noi sancataldesi ne possiamo vantare addirittura due, entrambi in maggioranza, i quali però finora non hanno fatto nulla per risolvere questa carenza normativa. Inoltre va precisato che anche l’attuale ministro della Salute, punto di riferimento dei due deputati locali, ha affermato che è necessario regolamentare ma non chiudere i canapa shop. Alla luce di quanto previsto dalla normativa non si comprende cosa abbia spinto il Sindaco Modaffari a emanare l’ordinanza. Sorgono, in primis, dubbi sulla legittimità dell’atto, in considerazione che il Sindaco sta vietando un qualcosa che è ammesso per legge, invadendo una competenza statale (la regolamentazione dei prodotti di canapa); in secondo luogo l’atto non è sufficientemente motivato e appare in più parti confusionario: nell’oggetto si parla di apertura e gestione delle attività, poi però si vieta la sola apertura, inoltre si conclude dicendo che l’ordinanza è emessa “in attesa di approfondire le tematiche legate alla problematica”. A noi dispiace che il Sindaco non sia informato, ma non per questo può bloccare delle attività economiche in cui hanno investito dei nostri concittadini, pertanto ritiri l’ordinanza, che rischia di ingolfare il nostro Comune con inutili contenziosi. Infine sorge spontanea una domanda : perché il sindaco prima da i permessi di aprire e poi fa le ordinanze di chiusura? Se era davvero così attento avrebbe dovuto impedirlo in principio altrimenti è solo campagna elettorale. Insomma l’ordinanza appare poco chiara, improvvisata e immotivata. Essa inoltre crea forte confusione nei concittadini. Il Sindaco dovrebbe essere il primo ad incentivare l’apertura di nuove attività e dovrebbe essere il primo a fare chiarezza lì dove è necessaria per un cambiamento culturale difficile: accettare che il mercato della canapa può avere degli sviluppi innovativi e che non è legata al solo uso ricreativo. La verità, purtroppo, è che viviamo in un Paese che ha paura di affrontare certi temi. Si preferisce non dire, lasciare vuoti normativi, proibire, piuttosto che discutere seriamente dei problemi. Sarebbe bello intavolare una discussione sulla legalizzazione della cannabis, sui pro e i contro, sui vantaggi nella lotta alla mafia, come affermato dalla Direzione Nazionale Antimafia. Dice bene chi invita alla “sfida nel campo educativo”: educhiamoci alla conoscenza, educhiamoci ad approfondire le tematiche e non a fermarci all’apparenza, educhiamoci ad ascoltare i diversi punti di vista>.