Superate alcune di queste limitazioni, anche grazie alla magnanimità del Vescovo, si è proceduto, per quanto possibile, nella direzione della tradizione, ponendo, però, all’Arciprete e alla mia persona, le decisioni consequenziali alle manifestazioni delle processioni con i Simulacri, nonché la realizzazione «scenica della scala» in piazza Umberto a ridosso del monumento del Calvario.
Scenari che, nell’«abitudine della tradizione», si attengono all’esteriorità rappresentativa da coniugare con l’organizzazione dell’afflusso delle persone in spazi definiti, già di per sé oggetto di norme dedicate (aspetti di protezione civile), nonché delle recenti disposizioni di verosimile «antiterrorismo» conseguenti ad azioni registrate in diverse città (anche se all’estero) e luoghi particolari di affollamento (aspetti di difesa civile).
In quanto Commissario del sodalizio che si occupa in prima istanza dell’organizzazione de quo nonché soggetto proveniente dalle file istituzionali della protezione civile, mi sono trovato ad affrontare i due aspetti sia dell’esigenza della tradizione che della sicurezza sociale. Suscitando anche qualche critica per avere «attenzionato» come alcune azioni di sicurezza apparivano obnubilati più da esigenze sceniche che da una richiamata «lunga» tradizione.
Del resto, oltre le consolidate linee guida di Protezione Civile, anche le recenti direttive su «Safety e Security» evidenziano proprio due aspetti tra loro integrati e di fondamentale importanza per individuare le migliori strategie operative di salvaguardia della sicurezza e incolumità pubblica, e cioè:
L’assistenza sanitaria che comprende un eventuale PMA o quantomeno un presidio sanitario minimo ed immediato che possa portare le prime cure (defibrillatore, ad esempio) in attesa dell’attivazione dei mezzi di emergenza (118)
La «security» (emergenza ordine pubblico) che comprende i servizi di ordine e sicurezza pubblica da attuare sul campo.
Per quanto riguarda la «safety» dovranno essere garantite le seguenti imprescindibili condizioni di sicurezza che in sintesi si riassumono:
L’assistenza sanitaria da attuare anche, direi soprattutto, con la collaborazione delle organizzazioni di volontariato già presenti sul territorio.
È opportuno che il piano venga predisposto con la fattiva collaborazione di tutti i soggetti interessati, dando significato e compartecipazione pianificatoria al ruolo dei soggetti coinvolti, quindi anche le Confraternite e le Autorità religiose locali, cercando anche di indicare (e come reperire) le possibili necessarie risorse.
È altresì opportuno specificare il ruolo del volontariato in modo da dare significato logico al concetto di «gratuità» senza escludere l’eventuale «rimborso spese».
In questo contesto delle recenti manifestazioni abbiamo provato a contattare qualche organizzazione di volontariato senza successo. Probabilmente perché ci si trova in carenza di un «piano» che responsabilizzi e/o, di converso, ci si trova in difetto di intese specifiche. O forse perché non si è concretizzata quella cultura del volontariato espressione di cerniera tra l’istituzione e le esigenze sociali cosiddette «straordinarie».
Occorre considerare, ancora, il superiore concetto che trattasi di manifestazioni legate alla liturgia ancor più che alla consuetudine ed il necessario collegamento degli aspetti tradizionali deve essere espressione di sincera Fede.
Nel «pianificare» le manifestazioni religiose all’aperto, infine, è necessario dare priorità alle disposizioni dell’Autorità ecclesiale in modo da evitare possibili prevaricazioni che possano navigare nell’«ignoranza» liturgica o mistificarsi con interpretazioni pseudo-abitudinarie che mal si coniugano con i dettami dei riti e della preghiera.