MUSSOMELI – Una circostanziata relazione è stata inviata dal Commissario straordinario dell’Arciocnfraternita del SS.Sacramento della Madrice di Mussomeli al sindaco di Mussomeli Giuseppe Catania e per conoscenza all’Arciprete Parroco Chiesa Madrice “San Ludovico” don Pietro Genco, a conclusione dei tradizionali riti locali della settimana santa. Questo il testo integrale: “La mia recente nomina a Commissario straordinario, a seguito della sospensione dell’Arciconfraternita del SS. Sacramento alla Madrice in Mussomeli da parte del Vescovo della Diocesi di Caltanissetta, avvenuta a poco meno di due mesi dall’avvento delle rievocazioni della Pasqua, mi ha posto di fronte ad una serie di difficoltà operative legate soprattutto alla tempistica di approccio con l’organizzazione dei riti ed il «porsi» delle tradizioni, così come inserite nella realtà sociale di questa comunità nella sua espressione identitaria di «Paese delle Confraternite». Tali difficoltà si collegavano anche alle «limitazioni sceniche-espressive» imposte dal Vescovo attraverso il documento di sospensione della stessa Arciconfraternita contenente anche i corrispondenti provvedimenti di ravvedimento pastorale.
Superate alcune di queste limitazioni, anche grazie alla magnanimità del Vescovo, si è proceduto, per quanto possibile, nella direzione della tradizione, ponendo, però, all’Arciprete e alla mia persona, le decisioni consequenziali alle manifestazioni delle processioni con i Simulacri, nonché la realizzazione «scenica della scala» in piazza Umberto a ridosso del monumento del Calvario.
Scenari che, nell’«abitudine della tradizione», si attengono all’esteriorità rappresentativa da coniugare con l’organizzazione dell’afflusso delle persone in spazi definiti, già di per sé oggetto di norme dedicate (aspetti di protezione civile), nonché delle recenti disposizioni di verosimile «antiterrorismo» conseguenti ad azioni registrate in diverse città (anche se all’estero) e luoghi particolari di affollamento (aspetti di difesa civile).
In quanto Commissario del sodalizio che si occupa in prima istanza dell’organizzazione de quo nonché soggetto proveniente dalle file istituzionali della protezione civile, mi sono trovato ad affrontare i due aspetti sia dell’esigenza della tradizione che della sicurezza sociale. Suscitando anche qualche critica per avere «attenzionato» come alcune azioni di sicurezza apparivano obnubilati più da esigenze sceniche che da una richiamata «lunga» tradizione.
Notevole l’impegno profuso dal Comandante del Vigili Urbani Vincenzo Calà preposto a pianificare prioritariamente l’aspetto dell’«ordine pubblico» nelle processioni, ma è necessario stabilizzare il sistema di prevenzione e sicurezza con una pianificazione da condurre nei tempi del «fuori evento» («quiete») e che possa individuare aspetti di variazione sia nella quantificazione numerica dei partecipanti che nell’evoluzione delle esigenze di sicurezza sociale. Anche con un «appendice» al piano generale di protezione civile, legato sia all’urbanistica dei luoghi di percorrenza che alla probabile «quantificazione in variazione di assembramento» di fedeli e turisti.
Del resto, oltre le consolidate linee guida di Protezione Civile, anche le recenti direttive su «Safety e Security» evidenziano proprio due aspetti tra loro integrati e di fondamentale importanza per individuare le migliori strategie operative di salvaguardia della sicurezza e incolumità pubblica, e cioè:
La «safety» (prevenzione) che comprende le misure di sicurezza preventiva, attinenti a dispositivi e misure strutturali a salvaguardia dell’incolumità delle persone; da attuare anche con la collaborazione di qualche associazione di volontariato che si occupa di logistica nella collaborazione dell’assistenza sociale (informazioni, indicazioni, flussi di persone, ecc.).
L’assistenza sanitaria che comprende un eventuale PMA o quantomeno un presidio sanitario minimo ed immediato che possa portare le prime cure (defibrillatore, ad esempio) in attesa dell’attivazione dei mezzi di emergenza (118)
La «security» (emergenza ordine pubblico) che comprende i servizi di ordine e sicurezza pubblica da attuare sul campo.
Per quanto riguarda la «safety» dovranno essere garantite le seguenti imprescindibili condizioni di sicurezza che in sintesi si riassumono:
- aree di svolgimento dell’evento, per la valutazione del massimo affollamento sostenibile. Si provvede a garantire e monitorare gli accessi predisponendo gli opportuni filtri (ostacoli) atti ad evitare possibili ingressi “violenti”;
- disponibilità di una squadra di operatori in grado di gestire e monitorare l’affluenza anche in caso di evacuazione, e prestare assistenza al pubblico;
- spazi riservati alla sosta e manovra dei mezzi di soccorso e dei servizi accessori;
- eventuale impianto di diffusione sonora o visiva con preventivi e ripetuti avvisi indicanti al pubblico le vie di fuga e i comportamenti da attuare in caso di criticità;
L’assistenza sanitaria da attuare anche, direi soprattutto, con la collaborazione delle organizzazioni di volontariato già presenti sul territorio.
È opportuno che il piano venga predisposto con la fattiva collaborazione di tutti i soggetti interessati, dando significato e compartecipazione pianificatoria al ruolo dei soggetti coinvolti, quindi anche le Confraternite e le Autorità religiose locali, cercando anche di indicare (e come reperire) le possibili necessarie risorse.
È altresì opportuno specificare il ruolo del volontariato in modo da dare significato logico al concetto di «gratuità» senza escludere l’eventuale «rimborso spese».
In questo contesto delle recenti manifestazioni abbiamo provato a contattare qualche organizzazione di volontariato senza successo. Probabilmente perché ci si trova in carenza di un «piano» che responsabilizzi e/o, di converso, ci si trova in difetto di intese specifiche. O forse perché non si è concretizzata quella cultura del volontariato espressione di cerniera tra l’istituzione e le esigenze sociali cosiddette «straordinarie».
Occorre considerare, ancora, il superiore concetto che trattasi di manifestazioni legate alla liturgia ancor più che alla consuetudine ed il necessario collegamento degli aspetti tradizionali deve essere espressione di sincera Fede.
Nel «pianificare» le manifestazioni religiose all’aperto, infine, è necessario dare priorità alle disposizioni dell’Autorità ecclesiale in modo da evitare possibili prevaricazioni che possano navigare nell’«ignoranza» liturgica o mistificarsi con interpretazioni pseudo-abitudinarie che mal si coniugano con i dettami dei riti e della preghiera.