Rocco Gumina: “La diversità come una ricchezza”, verso il sinodo sui giovani

CALTANISSETTA – RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO. Fra qualche mese si celebrerà il sinodo dei vescovi sui giovani convocato da papa Francesco. L’evento, sin dalla sue fasi preparatorie, sembra indirizzato a trattare nella sostanza le dinamiche e le complessità legate alla relazione fra giovani, fede e Chiesa. Il sinodo, probabilmente, prende le mosse da quanto scriveva il vescovo di Roma al numero 105 di Evangelii gaudium: «La pastorale giovanile, così come eravamo abituati a svilupparla, ha sofferto l’urto dei cambiamenti sociali. I giovani, nelle strutture abituali, spesso non trovano risposte alle loro inquietudini, necessità, problematiche e ferite. A noi adulti costa ascoltarli con pazienza». Dai lavori sinodali, l’intera comunità cattolica sparsa nel mondo attende nuove indicazioni volte a ripensare, sulla scia dell’Evangelii gaudium, la pastorale giovanile alla luce dei cambiamenti sociali, culturali, economici e politici avvenuti negli ultimi decenni.

 In una recente riunione pre-sinodale svoltasi a Roma, che ha visto coinvolti più di trecento giovani provenienti da ogni parte della terra, è emersa la prospettiva dalla quale la realtà giovanile osserva e interpreta il mondo. Per i giovani, la diversità – e quindi il dialogo e la tolleranza – è l’autentica ricchezza nell’epoca della globalizzazione. Infatti si registra, nel documento di sintesi dell’incontro, che molti di loro sono: «abituati a vedere la diversità come una ricchezza, e considerano un’opportunità il mondo pluralistico […] Valorizziamo la diversità di idee nel nostro mondo globalizzato, il rispetto per il pensiero dell’altro e la libertà di espressione […] Non dovremmo avere paura della nostra diversità ma valorizzare le nostre differenze è tutto ciò che ci rende unici» (Documento della riunione pre-sinodale, Roma 19-24 marzo 2018). Inoltre, dal medesimo documento, emerge il desiderio da parte dei giovani di trattare, tanto con l’intelligenza della fede quanto con la forza del sostegno della comunità credente, questioni come le dipendenze, i matrimoni falliti, i grandi problemi sociali, la corruzione, la sessualità, il femminicidio ed ogni forma di sfruttamento. Così, la richiesta dei giovani alla Chiesa, sembra essere quella di divenire protagonisti e partecipanti attivi della comunità la quale deve aiutarli a trovare la loro vocazione ovvero il senso della loro esistenza. Fuori da ogni logica intellettualistica o della burocrazia ecclesiastica, per vocazione i giovani intendono il dono da parte di Dio da vivere con responsabilità nella storia. Pertanto, il discernimento personale e comunitario sulla vocazione dei giovani dovrebbe divenire la prima opera della pastorale giovanile dei prossimi decenni. Tale attività, anzitutto, è destinata a generarsi nelle parrocchie che spesso non sono più luoghi di incontro e di trasmissione di un pensiero critico, cristianamente ispirato, su se stessi e sulla realtà. In questo modo, la pastorale giovanile potrebbe diventare una della fondamenta per ridonare il volto missionario alle parrocchie e all’intera Chiesa la quale, a parere dei giovani riunitisi a Roma, non deve avere paura di mostrarsi vulnerabile.

Il sinodo del prossimo ottobre è una grande opportunità, ecclesiale e in certa misura anche civile, per ridonare voce e speranza ai giovani i quali secondo l’attuale papa sono i grandi scartati del nostro tempo. Speranza che a parere di Francesco – come recentemente affermato nel volume-intervista Dio è giovane (Piemme, 2018) – è insita nel cuore stesso dello stato giovanile: «Parlare dei giovani significa parlare di promesse, e significa parlare di gioia. Hanno tanta forza i giovani, sono capaci di guardare con speranza. Un giovane è una promessa di vita». Se la speranza è la cifra identificativa più autentica e profonda dei giovani, la missione che ne deriva per il mondo giovanile è congiunta da un lato alla profezia tesa alla denuncia delle moderne ingiustizie, dall’altro alla capacità di sporcarsi mani e piedi nella realtà senza dimenticare l’utopia del cambiamento verso un’umanità più solidale.

Tanti giovani sparsi nei cinque continenti si aspettano indirizzi importanti dal prossimo sinodo. La Chiesa e la società intera del XXI, oltre a lodare e ad ammirare la condizione giovanile, devono trovare il coraggio di concedere ai giovani spazi di responsabilità affinché questi possano con le loro mani, con il loro cuore e con la loro testa generare processi tanto creativi quanto artigianali.

Rocco Gumina

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