Questa quarta domenica di Pasqua ha una titolazione specifica, è detta Domenica del Buon Pastore e si giustifica perché le letture la 1° di S. Pietro e il Vangelo di Giovanni, parlano di Gesù come pastore: “pastore e guardiano delle vostre anime”; Io sono il pastore delle pecore che entra per la porta e non è come il mercenario, o un ladro o un brigante .Quella del Vangelo di oggi è una tenerissima pagina che rivela l’amore di Gesù per le pecore, ed è pronto a dare la vita per loro. La parabola va letta in filigrana, perché le parole dette in terza persona sono riferite a Lui che apre il suo cuore ad una calda familiarità e una consuetudine di vita che implica conoscenza reciproca, e la sensibilità di ascolto, perché le pecore conoscono la sua voce e lo seguono. E’ un discorso che rivela la intensa partecipazione alla vita delle pecore e le difende. E ama stare in mezzo a loro, tanto che le pecore lo conosceranno anche al solo fiuto. Ho detto che leggendo in filigrana scorgiamo Gesù, il pastore buono, il pastore bello. Ma sappiamo che il vangelo è codice della vita cristiana , per i pastori e i semplici fedeli. E così vorremmo vedere attuato questo nobilissimo esemplare che è Gesù. E ci piace, qui, forse rischiando di creare qualche disappunto negli interessati, di basso, medio e alto livello, leggere in trasparenza la testimonianza del Sommo Pontefice che parla in maniera calorosa del ministero dei pastori nella chiesa, invocando, con paterno affetto, che non facciano i funzionari, che fuggano l’arrivismo, che non siano amanti del potere, che amino stare in mezzo ai fedeli, aspirandone quasi le esigenze , i desideri, le attese. Ecco perché i fedeli, meglio delle categorie più quotate, amano il Papa, perché vogliono vedere che dalla condotta dei pastori trasudi benevolenza , comprensione, misericordia. Non le gelide distanze delle istituzioni, o chiusi in orizzonte che sa di vanità e sfarzo, di infingimenti, di vantaggi. La plurilodata tenerezza di Dio che Gesù ha illustrato con amabili parole, che il Sommo Pontefice testimonia nelle parole appassionate e nei gesti luminosi, non trova riscontro nelle categorie degli “alti e non alti pastori”. Quello che la gente desidera e quello su cui fonda la credibilità.
“E sedutosi… li ammaestrava”: Io sono il Buon Pastore! (di don Salvatore Callari)
Lun, 23/04/2018 - 06:30
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