Il cammino quaresimale ( se però non c’è stato molto movimento nel senso di camminare raggiungendo delle mete di effettivo valore spirituale ) sarebbe più corretto ( a dire “onesto” potrebbe essere troppo aliturgico) , chiamarlo “periodo” quaresimale, è destinato a sollecitare il nostro impegno a vivere in “perfetto stile cristiano” . Forse avrà fatto maturare nel nostro spirito propositi e sentimenti capaci di “restaurare” la nostra vita, correggendo difetti, esercitando virtù, nutrendosi più efficacemente della paraola di Dio : insomma operando una “vera conversione”. Non so quanti ( anche vicendevolmente ) potremmo dire, guardando i nostri fratelli: “ma come è cambiato ! da così a … così Le mani ci daranno una … mano per farci capire meglio, il senso , con un gesto classico assai espressivo. Siamo alla quinta domenica, quasi alla fine della quaresima . Dalla liturgia prendiamo spunto per la nostra consueta riflessione:. liturgia non facile e soprattutto dura. Troviamo nel Vangelo una delle espressioni più tipiche dei discorsi di Gesù: “la sua ora “ ; cioè quell’ora che avrebbe dato inizio alla sua passione e poi la morte in croce. In questo sta il compimento della sua missione: redimere il mondo, a quel modo, così drammatico. Sembra che sia l’unico pensiero che domina i suoi sentimenti . Ad alcuni che volevano conoscerlo, Gesù risponde ( non sappiamo quale sia stata la loro domanda ) “:E’ giunta l’ora che sia glorificato il Figlio dell’Uomo … se il chicco di grano caduto a terra non muore non porta frutto”. E’ questa la verità che Egli vuole inculcare nella mente e nel cuore dei discepoli e dei suoi ascoltatori: l’ora della sua morte che, però, non sigilla il fallimento, ma apre la via alla glorificazione. E poi, per assicurare quelli che lo seguiranno, dice : “ quando sarò elevato da terra attirerò tutti a me”. La sua gloria è la nostra salvezza. Non va trascurato, intanto, che il percorso è quello della sofferenza, della obbedienza al Padre, nella osservanza della sua volontà. Così è per ogni cristiano, se vuole essere suo servo, se vuole essere ammesso alla sua gloria . Dovrà vivere , accettandoli, anche momenti di penitenza, di mortificazione, di austerità, di privazioni volontarie. Sono elementi essenziali per la purificazione dalle vischiosità delle passioni , e dalle macchie oscure causate dalle nostre debolezze.
“E sedutosi… li ammaestrava” : Se il chicco di grano non muore (di Don WSalvatore Callari)
Lun, 19/03/2018 - 07:30
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