Credo che l’ascolto della prima lettura della liturgia di questa sesta domenica del tempo ordinario possa suscitare in noi qualche perplessità. Ci troviamo di fronte a una “ Parola di Dio” che certamente contrasta con la nostra moderna sensibilità. Però, con piacere, rileviamo che la lettura del Vangelo serva a “ bilanciare” i criteri di giudizi dell’Antico Testamento e del Nuovo : la legge di Mosè e la legge di Cristo. La prima ci informa che la legge ordinava di allontanare dalla comunità chi era, colpito dalla lebbra. Doveva essere riconoscibile dalle vesti e doveva gridare “ immondo, immondo” per essere riconosciuto e fare allontanare la gente. Doveva ritenersi immondo finché aveva la lebbra. E’ una disposizione dura, o addirittura crudele. Ma dobbiamo valutare non con i criteri e mentalità di oggi, ma secondo la mentalità di allora che così esigeva in difesa della salute della comunità, facendo evitare il contagio. Una buona ragione a servizio dell’uomo. Interessante è anche il concetto che la lebbra era considerata un segno del peccato. E in ragione di questo veniva colpito da tale piaga. Gesù nel Vangelo, dimostra compassione per un lebbroso che , contravvenendo alla legge, si avvicina a Lui e lo invoca: Se vuoi, puoi guarirmi! E Gesù prontamente : Si! Lo voglio, guarisci ! Non è una forzatura esegetica la considerazione che Gesù , senza troppa ostentazione, né difficoltà sposta il valore della salvezza dal campo materiale ( guarigione-liberazione dalla lebbra ) al campo spirituale ( liberazione dal peccato) Se la lebbra è segno della punizione per il peccato commesso, Gesù vuole dire che se scompare la lebbra scompare anche il peccato. E più esplicitamente, Gesù non solo libera dalla lebbra ma anche dal peccato, perdona il peccato. Ed è quello che costantemente fa, è venuto per cercare i peccatori; a loro riserva tutta la sua compassione e benevolenza . “ Sono venuto per cercare quello che era perduto”. E l’uomo che accoglie la parola del Maestro sa che camminerà nel sentiero della vita .Purché voglia invocarlo con senso di vera fede, sicuro che il Lui è la garanzia della verità e che è la luce che illumina il mondo.