La Corte d’appello di Caltanissetta ha rinviato all’8 marzo la decisione sull’eventuale scarcerazione di Marcello Dell’Utri e anche sulla revisione del processo nei confronti dell’ex deputato e cofondatore di Forza Italia: questo anche in considerazione dell’iniziativa della Corte d’appello di Palermo, che ha inviato una “segnalazione” sia ai colleghi nisseni che alla Cassazione. Iniziativa che equivale a sollevare un conflitto di competenza. I giudici del capoluogo siciliano ritengono cioe’ che i legali di Dell’Utri abbiano posto la stessa questione a due Corti diverse: si tratta della possibile applicabilita’ all’ex delfino di Silvio Berlusconi di una sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo, gia’ adottata per l’ex dirigente del Sisde Bruno Contrada. Se uno dei due giudici ritenesse di estendere a Dell’Utri gli stessi principi, la condanna a sette anni per mafia, che l’ex parlamentare sta scontando, diventerebbe “ineseguibile” e scatterebbe la scarcerazione. Con la segnalazione, adottata a seguito della “denuncia” (termine tecnico) fatta dal sostituto Giuseppe Fici, della Procura generale di Palermo, il collegio presieduto da Antonio Napoli chiede ai colleghi di Caltanissetta di valutare la propria competenza e al tempo stesso pone la questione pure all’organo superiore, la Cassazione, che potrebbe dirimere l’eventuale controversia stabilendo quale dei due giudici sia competente. Al tempo stesso i legali di Dell’Utri potrebbero rinunciare a una delle due istanze e rivolgersi a una sola delle due Corti d’appello. A Caltanissetta il procuratore generale Sergio Lari e il sostituto Antonio Patti, il mese scorso, avevano chiesto la scarcerazione di Dell’Utri, in attesa della decisione.