Infine avrebbe anche simulato un tentativo di salvargli la vita gettando della terra sull’auto con un escavatore. Secondo l’accusa, alla base del gesto, ci sarebbero contrasti tra padre e figlio sulla gestione dell’azienda di famiglia, la “Tecnoambiente”, operativa nel settore delle bonifiche ambientali.
Tra le prove su cui la Procura nissena ha basato la sua tesi alcune intercettazioni ambientali realizzate con microspie nascoste sulla tomba della vittima, davanti alle quali Stefano Di Francesco fu protagonista di uno sfogo-confessione.